Digitale e Pellicola
Invidia e nostalgia al ristorante e considerazioni sul progresso tecnologico.
Queste mie considerazioni prendono spunto da alcune frasi che si sentono o si leggono in giro a proposito della fotografia digitale, soprattutto quella scattata con i telefonini. Mi riferisco a frasi del tipo "con la pellicola ne facevi meno" oppure "quando le pagavi col cavolo che ti mettevi a fotografare i piatti al ristorante" ... e altre allegre battute ironiche... o forse no.
Io non sono il tipo che fotografa ogni piatto che mangia al ristorante con il telefonino, sia perchè non sono un frequentatore di ristoranti, sia perchè non mi piace fotografare col telefono, ma non mi da nessun fastidio chi lo fa, anzi buon per loro, condividono attimi della loro felicità. Mi danno un po' fastidio invece coloro i quali lanciano queste battute apparentemente innocenti, come frecciatine rivelatrici forse di un taciuto disagio interno, e la domanda mi sorge spontanea: che problemi avete? Provate forse invidia perchè le moderne generazioni possono permettersi il lusso di fotografare gratuitamente tutto ciò che vogliono? Perchè sinceramente è questo il dubbio che mi viene.
Io ho ormai una certa età e sono cresciuto con la pellicola, con tutti i pregi e i limiti del caso, e mi sento fortunato di aver potuto assistere ad alcuni cambiamenti che possono definirsi epocali, come quello dall'analogico al digitale. Nella mia gioventù era una passione costosa la fotografia, non solo dovevi affrontare la considerevole spesa iniziale per l'attrezzatura, ma poi dovevi pagare il rullino, con al massimo 36 scatti a disposizione, e pagare poi ogni singola stampa, anche solo per vedere i risultati e decidere magari di buttarla. Senza contare che io abitavo in un piccolo paese dove non esisteva un negozio di fotografia, quindi dovevo pure pagare la benzina e lo sbattimento del viaggio per andare in città a portare il rullino a sviluppare, e tre giorni dopo ritornarci per ritirare le stampe. Oltre alla spesa, molti altri limiti pesavano sulla fotografia, per esempio era un classico che il rullino finisse proprio sul più bello, inoltre se mettevi una pellicola in bianco e nero, era in bianco e nero fino alla fine, lo stesso dicasi per la sensibilità, se inserivi un rullino da 400 iso o una pellicola per luce al tungsteno, tutte le foto le dovevi fare a 400 iso, e via dicendo. Oggi con il digitale puoi cambiare tutti questi parametri da uno scatto all'altro a tuo piacimento, e fotografare a tuo piacimento senza altra spesa se non quella dell'acquisto iniziale della fotocamera. Personalmente ho vissuto per questo il passaggio al digitale come una grande liberazione, sia per il risparmio economico, ma anche per l'immediatezza dei risultati e la possibilità infinita di sperimentare senza altri pensieri.
Mi pare sia anche doveroso ricordare a certi nostalgici dell'analogico, che nemmeno tanti anni fa, molte delle attrezzature che oggi sono alla portata di tutti, o quasi, solo qualche anno addietro erano strumentazioni dai costi assolutamente proibitivi, che potevano permettersi solamente in pochi, pochissimo fortunati eletti. Mi riferisco per esempio a certi obiettivi, tipo i fisheye che anni fa costavano letteralmente un occhio della testa, le fotocamere subacquee, le fotocamere volanti (i droni), anche solo inimmaginabili, la fotografia panoramica e via dicendo. Forse molti di questi nostalgici che si abbandonano a certe irritanti esternazioni, sono solo dei vecchi baroni, nobili e ricchi, ora invidiosi dell'altrui conquistata libertà, anziché essere felici e contenti di tutto quanto la moderna tecnologia mette a disposizione della creatività. Io invece ne sono felice come una pasqua, ed anche Amazon per tutti i soldi che gli lascio!
Oggi quindi, e fortunatamente dico io, abbiamo letteralmente una marea di possibilità e di scelte, sia in digitale che in analogico, ognuno faccia quindi liberamente le sue scelte senza facili ironie, diversamente proprio non capisco cosa vi impedisce di essere felici con la vostra passione? ... o forse è proprio questo il problema di molti., la gestione della propria libertà e delle proprie scelte.
Sinceramente quindi non sono affatto un nostalgico della pellicola, e leggo in certe battute ed affermazioni forse un pizzico di invidia per chi è nato con il digitale. Ma c'è anche il rovescio della medaglia: probabilmente chi è nato con il digitale non comprende bene a fondo la fortuna che ha. Per questo io mi ritengo molto fortunato, avendo vissuto entrambi i periodi, ed avendo pertanto i necessari termini di paragone. Ma ci sarebbero anche altri interrogativi interessanti, ovvero ci sarebbe da chiedersi il perchè anche tra tanti giovani che non hanno mai vissuto l'analogico, ne siano così attratti!
Resta il fatto che se uno è nostalgico di pagare per ogni singolo scatto, questa possibilità non gli è affatto preclusa, fortunatamente le pellicole esistono ancora oggi, e sono comunque un importante segmento della fotografia, di indubbio fascino, come esistono ancora i dischi in vinile e i libri cartacei, che sono e rimangono comunque prodotti di grande pregio, fascino e qualità. Sarà forse la sensualità della materia, la necessità di un contatto anche fisico con il mondo, e non solo virtuale. Ognuno è libero di scegliere il mezzo espressivo che più gli si addice, ce n'è a sufficienza per tutti i gusti direi.
E' pure probabile che le grandi industrie fotografiche abbiano capito che con il digitale non si riescono più a spillare tanti quattrini ai consumatori, allora ecco riesumare le "vecchie" pellicole e la fotografia può tornare ad essere remunerativa per le aziende, e costosa per i fotografi.
Un ragionamento simile può farsi anche per le ottiche: anni fa, quando ero ragazzo, ancora non esistevano le ottiche zoom, e per avere una certa libertà espressiva, dovevi compare e portarti appresso tutto un corredo di ottiche, che andavano smontate e rimontante ogni volta che volevi cambiare prospettiva! Anche in questo caso ho accolto con entusiasmo l'arrivo sul mercato dei primi obiettivi zoom, ed erano costosissimi e di qualità inferiore alle corrispettive ottiche fisse, ma avevano indubbi vantaggi pratici., e tutti anelavano al mitico zoom. Nel tempo queste ottiche sono migliorate ed hanno preso piede, oggi sono ormai di qualità pari e a volte superiore a tante ottiche fisse, ed ora che esistono zoom superlativi dalle escursioni focali incredibili, di una praticità insostituibile, rispuntano i nostalgici che decantano i vantaggi delle ottiche fisse! Ben strana la mente umana...
Tra questi vantaggi sento spesso dire che l'ottica fissa ti fa ragionare di più sulla fotografia, sulla composizione e sull'inquadratura, obbligandoti a muoverti e a studiare meglio il soggetto. In un certo senso posso essere d'accordo, ma se il vantaggio è questo, allora mi vien da pensare che il problema non stia tanto nell'ottica ma nella testa del fotografo, se questo ha bisogno di una limitazione fisica per essere stimolato nel processo creativo, piuttosto che non nell'uso di uno strumento che offre innumerevoli possibilità di scelta focale! In fondo poi è un vantaggio effimero rispetto ai vantaggi della focale variabile, basterebbe fissare lo zoom ad una certa focale e decidere per una sessione di usarlo solo a quella focale! In questo modo ci sarebbe anche la componente psicologica della tentazione da vincere, una difficoltà in più se le difficoltà andiamo cercando: la difficoltà mentale del vincere la tentazione di girare la ghiera dello zoom!
Ovviamente non si può fare un discorso troppo generale, capisco che in molti cerchino una focale fissa perchè ricercano altri parametri, come una determinata sfocatura o una determinata luminosità o un particolare carattere che ha ogni singolo obiettivo. Mi piace pensare che ogni obiettivo sia come un pennello o una matita, ognuno ha le sue specificità, i suo punti di forza e i suoi punti deboli, il suo carattere diciamo, che può essere più o meno in sintonia con il carattere di chi lo usa, indipendentemente da un discorso qualitativo o di prestazioni. E' anche questione di feeling. Io per esempio ho due zoom di focale simile, un 7-14 ed un 9-18: il primo professionale, luminoso, impeccabile, tagliente nella nitidezza, privo di vignettatura, aberrazioni o distorsioni, ma il secondo, non professionale, più morbido, meno luminoso e con qualche lieve pecca ai bordi, è invece il mio preferito, perchè ha un carattere più "caldo e avvolgente", più personale.
Il mondo analogico, il rullino, gli obiettivi manuali, rimane comunque tutto un mondo molto affascinante, con la pellicola rimane pur sempre quella "magia" dell'attesa e dell'imprevisto, non hai mai la certezza di come sarà il risultato finche' non lo hai tra le mani, può essere una delusione, ma anche una sorpresa. Ma probabilmente si tratta di una nostalgia legata a ricordi di momenti belli e piacevoli: il suono stesso dello scatto, che molte fotocamere digitali cercano di imitare con risultati irreali, il rumore della pellicola che si trascina nel corpo macchina, gli scatti del diaframma e le varie rotelline e ghiere da muovere e toccare, per avere come l'impressione di creare con le mani la fotografia, analogico è anche questo, non a caso rotelline e ghiere tornano infatti a far bella mostra di sè in molti modelli delle moderne fotocamere, in un primo tempo frettolosamente ed incautamente sostituite da tastini e menù.
E poi, importantissimo dettaglio, ogni pellicola ha un suo carattere, una sua particolare impronta, che può entrare a far parte dello stile stesso del fotografo. Una cosa simile succede comunque anche per i sensori d'altronde, ogni marca e ogni modello ha un suo "retrogusto" che può piacere o meno, è una delle cose importanti da tenere in considerazione nella scelta del proprio marchio preferito.
E poi gli obiettivi, tutti strumenti fantastici e bellissimi, c'e' anche proprio il piacere materiale di utilizzarli, di maneggiarli, che è un approccio ben diverso dal gestire tutto attraverso un menù elettronico. Tutto questo evoca nella memoria di chi li ha usato l'analogico, una nostalgia senza dubbio legata ai momenti piacevoli trascorsi a fotografare, perchè quando si passa del tempo dedicandosi alle proprie passioni e alle cose che si amano, quei momenti rimarranno sempre impressi dentro di noi, al di là dei risultati ottenuti. E le impressioni fisiche che abbiamo introiettato nel maneggiare le nostre attrezzature rimangono ben impresse nella memoria, le impressioni tattili, i rumori, i suoni, i gesti, i profumi stessi delle attrezzature. Tutto questo contribuisce a strutturare il concetto di "nostalgia".
Stiamo assistendo in questi ultimi anni ad un ritorno o ad una reinvenzione della fotografia istantanea, e devo dire che personalmente mi stò lentamente lasciando sedurre da questo mondo, lo sento, lo avverto, e il mio portafoglio trema al solo pensiero! Nascono fotocamere esteticamente molto eleganti e accattivanti, di marchi che esistono da anni, come Holga, Lomo, Fuji e Kodak, che erano state un po' dimenticate con l'avvento del digitale, ma che ora stanno recuperando il terreno perduto. Stanno nascendo anche alcune nuove fotocamere digitali che vantano la mancanza del display LCD per rivedere gli scatti, offerto come un "valore aggiunto" che aiuta a non distrarsi nell'intento di catturare gli attimi fuggenti, e qui torniamo un po' al discorso fatto in precedenza sulla necessità dell'uomo di imporsi dei limiti o delle restrizioni.
Il revival di questo genere di fotocamere, che in quanto a qualità non sono certo paragonabili alle moderne reflex con le relative ottiche, fa pensare che la perfezione tecnica non sia tutto, e non interessi a tutti. Una volta sperimentata la perfezione tecnica, forse ci rendiamo conto che tutta questa perfezione non ci soddisfa pienamente, forse risulta fredda o impersonale. Ecco allora che dopo aver investito tanto denaro per ottiche e sensori super nitidi, ecco che andiamo a comprare filtri, sia fisici da utilizzare in fase di ripresa o software da usare in post-produzione, per creare effetti artistici di vario genere, filtri che in sostanza hanno il compito di aggiungere carattere od atmosfera ai nostri scatti, peggiorando di fatto la qualità dei nostri costosi strumenti. Oppure intenzionalmente cerchiamo uno sfocato, o cerchiamo di ottenere foto volutamente mosse per creare delle immagini che abbiamo un'atmosfera e un carattere, immagini quindi tecnicamente assolutamente imperfette, ma più calde e personali, che comunicano al cuore più che alla mente.
Ecco allora che, dopo averla sperimentata, la perfezione tecnica ci risultata forse un po' insipida, forse più come un giochino o un egoico sfoggio di abilità più che una vera espressione personale, si guarda allora con interesse a fotocamere che magari rendono immagini meno nitide, con dominanti di colore assolutamente irreali, magari con una marcata vignettatura, immagini magari piccole nelle dimensioni, ma uniche, un po' oniriche forse, e che ci fanno riscoprire la poesia e la magia del mondo e della fotografia. Sono immagini accattivanti perchè più emotive forse, più passionali se vogliamo.
Dovremmo forse abbandonare le nostre manie di grandezza, i nostri orgogliosi e costosissimi perfezionismi allora, per rivolgersi verso un "mondo piccolo" fatto di maggior intimismo, maggior semplicità e maggior immediatezza? Anche questa può essere una valida scelta, o un mondo parallelo.
Arte e tecnica sono due mondi completamente diversi, ma entrambi necessari, uno funzionale all'altro: se vogliamo fare arte, dobbiamo utilizzare una tecnica, ma la dimestichezza con questa non deve diventare l'obiettivo finale, anzi la creatività si manifesta anche nel saper sfruttare per fini artistici e creativi proprio quelli che sono i limiti o gli svantaggi di una determinata tecnica. Non so se la tecnica in sé possa essere un linguaggio, probabilmente si, ho visto fotografie che trasmettevano emozioni anche solo nell'ammirarne la perfezione tecnica in ogni minimo dettaglio, ma al pari un'emozione può essere trasmessa anche solo da un'impressione, da un colore, da una tonalità, da una sfumatura: gli impressionisti dell'ottocento insegnano.
Sono tentato tantissimo anch'io da tutti questi giochini molto sfiziosi che il mercato oggi sforna a profusione, l'unico timore che mi frena di fronte alla pellicola è il suo costo proibitivo, impensabile scattare e sperimentare come faccio io col digitale utilizzando una pellicola! Ma vedo che stanno uscendo intelligentemente, o sarebbe meglio dire subdolamente, delle fotocamere ibride molto interessanti, ovvero fotocamere digitali con lo schermo per vedere i risultati in anteprima, e la pellicola per stampare gli scatti all'occorrenza, solo quelli scelti, quelli che riteniamo opportuni, e questa mi pare una gran bella scelta, azzeccata ed intelligente, un occhio alla creatività ed uno al portafoglio.
Forse ci siamo spinti fin troppo avanti, oggi esistono cose mirabolanti in fotografia, sensori con un dettaglio inimmaginabile solo qualche anno orsono, fotocamere che sono microscopi, fotocamere astronomiche che inseguono gli astri nel loro movimento e registrano raggi X e gli infrarossi, fotocamere termiche, fotocamere a 360° a cui nulla sfugge, fotocamere volanti, fotocamere impermeabili e via dicendo, obiettivi sempre più performanti e fotocamere dalle migliaia di intricate funzioni, a volte anche inutili o ridondanti, e milioni di megapixel per poi magari non stampare mai nemmeno una fotografia. Manca letteralmente il fiato a voler seguire costantemente questa corsa tecnologica, forse è giusto ridimensionare un po' questo mondo, e forse di fronte a tutto questo molte persone sentono la necessità di rallentare la corsa, di stemperare tutta questa ansia da prestazione che ci stà allontanando dall'obiettivo principale della fotografia che è quello di trasmettere emozioni e di svelare il proprio mondo interiore. Se ci perdiamo troppo a disquisire di megapixel, di aberrazioni cromatiche, di flare o di rumore, finiamo col perdere di vista il lato emotivo e più importante della nostra passione. E questa è una cosa che ho sempre mal digerito nei circoli fotografici, con gli amici o sulle riviste, cartacee o web che siano: si parla sempre e troppo di macchine fotografiche, e troppo poco di fotografia!
Da questo punto di vista si, sono un po' nostalgico anch'io, forse c'e' veramente bisogno di più semplicità e di più lentezza, anche nel fare fotografia. E probabilmente c'è anche bisogno di un po' più di manualità, anche il lato materiale e fisico della fotografia ha la sua grande importanza, è uno dei motivi per cui non mi piace fotografare col telefono, manca il piacere di tenere la fotocamera tra le mani, con la sua impugnatura ergonomica, con il suo peso, il suo volume.
C'è una corsa alla spettacolarizzazione, una vera e propria caccia all'immagine più adrenalinica e più astrusa possibile, più, più e sempre più, ma alla fine dobbiamo chiederci se tutta questa overdose di spettacolo ci nutre e ci arricchisce, o se è solo rumore per coprire un silenzio che abbiamo dentro! Forse si, forse c'è un bisogno di meno spettacolarità, meno sensazionalismo nella fotografia, più intimismo, più emozione, più incanto, da non confondere però con l'adrenalina o il sorriso finto di tanti selfie spacciati per felicità.
Certo, un ritorno di questo tipo, un passo indietro, deve essere frutto di una scelta consapevole, io rimango comunque se pur un po' nostalgico, anche sempre entusiasta delle grandi novità in campo tecnologico, non dimentichiamoci infatti che anche nella più sofisticata apparecchiatura, c'è pur sempre l'opzione "manual" ! L'importante è sempre conoscere e saper scegliere l'opzione che più si addice alle proprie necessità del momento, e forse questa non è una cosa affatto semplice, ma non c'entra nulla con la tecnologia, dobbiamo principalmente imparare a gestire noi stessi.
Tutto questo lungo discorso e questi revival vintage nella fotografia forse svelano un lato importante e profondo della realtà umana: la cosa che forse risulta più difficile per molti è proprio la capacità di fare una scelta, la paura di scegliere, che forse è il riflesso di una paura più grande e più inquietante: la paura della libertà.
Molti si sentono disorientati in mezzo ad un mare di possibilità, in pochi sono realmente disposti ad essere liberi, nonostante in tanti si riempiano la bocca di questa fatidica parola magica.