Il Monte Barigazzo

21.10.2021

"Non abbiamo bisogno di templi, chiese o moschee, quelle sono invenzioni di uomini che cercano potere su altri uomini. La Natura ha creato per tutti, gratuitamente, il più bel tempio del mondo: il bosco."

(Samarah Matesic) 


FAGGETI, CASTAGNETI, VERTIGINOSE CRESTE ROCCIOSE, PAESI FANTASMA ED UNA MISTERIOSA CITTA' PERDUTA

Il monte Barigazzo ed il suo territorio è una delle zone a mio parere più belle del nostro appennino parmense, una zona aspra, selvaggia ed isolata come piace a me, con boschi di castagni e faggi imponenti e centenari che creano suggestivi scenari di natura e di incomparabile bellezza e suggestione.. Poi ci sono bellissime formazioni rocciose, le famose creste, e molte altre interessanti particolarità.

Si può raggiungere il Barigazzo principalmente da tre valli: la Val Ceno, la Val Mozzola e la Val Noveglia: ogni itinerario merita di essere percorso, e regalerà ad ognuno bellissime emozioni, in ogni stagione dell'anno.

Dalla Val Ceno si seguono le indicazioni per Tosca, e poi per il monte Barigazzo. Lungo la ripida stradina si arriva ad un piccolo parcheggio sterrato sulla destra, dove si trova una bella fontana in pietra ed un acquedotto, ci sono le indicazioni per Città d'Umbria. Da qui il sentiero 809 ci porta al sito archeologico, raggiungibile in pochi minuti, per poi proseguire verso le creste e la vetta. Seguendo invece la stradina asfaltata, dopo qualche decina di metri sulla destra troviamo il sentiero 809 A che porta direttamente e ripidamente alle famose creste: attenzione quella Nord è molto pericolosa. 

Troverete anche le indicazioni per il fantomatico "Lago di Giorgio", un piccolo laghetto che però pare che nessuno abbia mai visto ! 

Le due creste rocciose sono molto spettacolari, quella Nord pericolosa e per escurisionisti esperti e privi di vertigini, la seconda più tranquilla, ma volendo si può anche passare nel mezzo tra le due seguendo la piccola valle boschiva: tutti e tre i percorsi convergono poi verso la cima del monte. I panorami sono bellissimi, e spaziano sulla Val Ceno, sul Monte Dosso e sulla Val Noveglia. Sulla vertiginosa cresta Nord vivono due alberi spettacolari, due faggi tra i più belli che abbia mai visto, sono incredibili, cresciuti fieri ed orgogliosi su un terreno impervio, ripido e povero, sono un vero e propio inno alla forza e al coraggio !  Hanno una bellissima forma slanciata verso il cielo, ed un groviglio "aereo" di radici a guisa di tentacoli con i quali questi alberi sembrano "camminare".

La vetta del monte è preceduta da ampi prati punteggiati da grandi faggi, tra i quali pascolano sovente cavalli liberi. Si trovano anche alcune costruzioni moderne che sono come un dito in un occhio, servono per una festa che si tiene d'estate sul monte e che attira molte genti anche da lontano.

Tra questi prati si trova anche una bella chiesetta, se guardata con attenzione presenta la parte anteriore più moderna rispetto all'abside posteriore, costruita con pietre ben più antiche. Queste sono le stesse pietre della chiesetta originale che si trovava anticamente proprio sul crinale della sottile cresta Nord, quella dove ci sono anche i miei faggi preferiti. Sono ancora visibili le traccie delle fondamenta ed un cippo in pietra con una targa tiene memoria del luogo.

Dalla vetta lo sguardo spazia liberamente a 360° regalando un panorama spettacolare sulle principali valli e montagne del Parmense.  Altri sentieri, come l'803, che dipartono dalle creste, portano agli abitati abbandonati di Pareto, Pianelleto e Lavacchielli, e verso altre interessanti mete, come il monte La Tagliata, La Disperata e La Nuda, tutti luoghi dai nomi piuttosto funesti, ma che comunque incuriosiscono non poco, e tutto questo territorio ha un sapore di aspro e selvaggio che affascina molto.

Molto bella è anche la salita dalla Val Mozzola, superato l'abitato di Mariano sulla sinistra troverete le indicazioni del sentiero 811 e 811 C che conducono in vetta, passando attraverso un ambiente boschivo e roccioso molto suggestivo. Si transita anche nei pressi di uno sperone roccioso su cui sorgeva in antichità un "castello", un piccolo luogo fortificato, uno dei tanti di cui era costellato il nostro territorio, ed oggi ormai completamente perduti.

Io non sono adatto a dare indicazioni sui tempi di percorrenza, perchè lasciandomi catturare dalla bellezza dei luoghi e fermandomi in continuazione per fare fotografie ed esplorare ogni singolo sasso, perdo spesso la cognizione del tempo, comunque in linea di massima, da entrambi i versanti, con andatura tranquilla, in un paio di orette si arriva comodamente in vetta godendosi la passeggiata. 

Lungo questi sentieri si ha veramente la sensazione di trovarsi in luoghi remoti e sperduti, e con lo spirito giusto si entra profondamente in contatto con se stessi e con le energie della Natura. Sono quei luoghi dove torni sempre volentieri, ai quali ti ci affezioni e che entrano a far parte dei tuoi paesaggi interiori.

Verificate sempre le indicazioni con una cartina aggiornata prima di incamminarvi, e studiate attentamente il vostro itinerario, perchè i sentieri possono cambiare nel tempo, sia nel tragitto che nella numerazione.


Escursione da Tosca al Monte Barigazzo seguendo il sentiero CAI 809

Escursione invernale dalla Val Mozzola al Monte Barigazzo seguendo il sentiero CAI 811


LA MISTERIOSA CITTA'  D'UMBRIA

Imboccato il sentiero 809, a pochi minuti di cammino dal parcheggio, si giunge alla base di una collina sulla quale sorgeva l'antico insediamento di Città d'Umbrià, che nessuno sa bene cosa sia ! Alla base della collinetta si trova un piccolo laghetto, o meglio uno stagno, da qui parte una breve diramazione dal sentiero principale che porta sulla sommità, dove ci accoglie un suggestivo spiazzo, una radura nel bosco, circodata da una serie di secolari faggi disposti ad anfiteatro, un luogo molto suggestivo, che ricorda una sorta di radura delle streghe, un bosco magico, dove non è difficile immaginare scene di rituali magici, sabba licenziosi o potenti druidi che celebrano le forze della Natura.

Attorno al perimetro di questa radura, sorgono i resti di quelle che erano le mura di questo insediamento, rimangono anche le fondamementa di almeno una torre, ed altre poche parvenze di opere umane, che affondano nel buio umido della terra; è tutto estremamente molto suggestivo, ma tutto si riduce comunque a poche pietre, chi si aspetta di trovare grandi cose, probabilmente rimarrà deluso. Il vero "tesoro" e la vera bellezza di questo luogo è proprio lo spirito misterioso che aleggia nell'aria, tra questi alberi, questi faggi antichi che forse qualcosa hanno visto, qualcosa sicuramente sanno, ma custidioscono gelosamente nel silenzio i loro segreti. E' questa la vera ricchezza di questo luogo, l'essere antico e misterioso, terra leggendaria, campo di battaglia per ogni fantasia, qui si respira il profumo di una storia talmente antica da risultare imperscrustabile, è una tensione che aleggia nell'aria.

Potrebbe essere un luogo di energia, ricordiamo che gli antichi non costruivano a caso i loro insediamenti, le loro fortezze e i luoghi di culto, ma solo dove il pianeta emana particolari forze, dove il confine con altre dimensioni era più labile, dove quindi era possibile esplorare altre realtà e dove scorrevano flussi energetici tra il Cielo e la Terra. 

Su molte carte geografiche e stradali, fino a non molti anni fa, veniva riportata la presenza di questa fantomatica città, immersa nel nulla, senza collegamenti stradali, se non una stradina sterrata che è poco più che un semplice sentiero.  Si tratta di un antichissimo sito archeologico, un antichissimo insediamento pre-romano, la cui fondazione si perde nella notte dei tempi, forse insediamento degli antichi celti liguri o più probabilmente, secondo le ultime ricerche, un forte bizantino utilizzato nella guerra contro i "barbari" goti. Pare che il luogo non fosse destinato ad ospitare consistenti truppe militari, quindi è anche pensabile che non fosse stato costruito con finalità propriamente militari, mentre un piccolo castello medievale, appartenente ai Landi, esisteva nel paesino di Tosca, qualche centinaio di metri più a valle rispetto a questo luogo. Leggiamo in un testo edito nei primi anni del seicento: "Vi sono le ruine della Città d'ombrìa, gira uno miglio, si vedono ancora le ruine delle muraglie delle case in cima al monte Occa, ivi è un monte detto Barregaz, al quale si vede ancora intorno il fosso, e trinchiere intagliate con pietra, che rende segno della sua antichità, e segno che ivi era alloggiato l'escercito che espugnò detta Città..."  (da: Libro della descritione in rame de i Stati et Feudi Imperiali di Don Federico Landi - 1617)

I mondi perduti infiammano sempre la fantasia di noi umani, ed in mancanza di documenti scritti e dati storici certi, le frammentarie notizie storiche si mescolano con le leggende ed i racconti popolari, come quelle che narrano di una misteriosa "fanciulla dei boschi"  o quella più famosa che narra di inestimabili tesori che qui sotto, da qualche parte, sarebbero sepolti, una vera città dell'oro, ma attenzione, come ogni tesoro sepolto di questo mondo, esso è custodito e protetto da sortilegi e maledizioni, se non dal Demonio stesso in persona, disposto a barattere le sue ricchezze con la vostra anima !  Ma a pensarci bene, se il demonio è disposto a spendere così tanto per le nostre anime, significa allora che probabilmente il vero tesoro è dentro di noi, e non nascosto in luccicanti pentoloni interrati !

Il fascino favoloso ed ammagliante di queste rovine e di queste leggendarie ricchezze hanno fatto molta strada, l'eco di questo mitico tesoro giunse in terre molto lontane, attirando avventurieri di ogni sorta, già in un testo del 1761  leggiamo quanto segue  "... rovine di un grosso diroccato muro continuativo, che forma un ovato di circa 800 passi, si vedono verso mattina vari piccoli cavi e una bucca fatta da non molto tempo..." ed una filastrocca popolare recita da tempo immemore: "giace sepolta la Città d'Umbrìa, il più grande tesor che al mondo sia" !

Tutti questi avventurieri, e più recentemente archeologi e studiosi,  non erano ben visti dalle popolazioni locali, accadde anche che, in occasione di alcune calamità naturali come un cattivo raccolto,  la popolazione ritenne gli studiosi colpevoli dei funesi avvenimenti, causati dagli scavi che avrebbero sradicato dal bosco la mandragora, mitica radice dalle note proprietà magiche !  Il più famoso e intraprendente di questi cacciatori di tesori fu l'americano Alexander Wolf, che nell'ottocento si stabilì in questa valle investendo gran parte delle sue ricchezze ed energie per una vasta campagna di scavi. Fu un ricercatore instancabile che produsse una gran mole di dati e grazie ai suoi lavori e agli oggetti collezionati, fu uno dei promotori dei primi musei civici nella storia del nostro paese.

C'è tutta un'avvincente storia di archeologia, folklore, natura e paesaggio in questa bella montagna, ben descritta e documentata in questo volume, molto bello se siete interessati ad approfondire questa piccola grande avventura: