Un paese, quattro case e due castelli.

14.04.2025

Oriano in Val Taro


Il medioevo è un periodo molto affascinante, è un'altra dimensione di vita ed è tutt'oggi ancora vivo, tutt'attorno a noi, basta uscire dalle strade principali per ritrovarsi ancora immersi  nel pieno del medioevo e delle sue affascinanti atmosfere. Tutte queste fortificazioni che tempestavano il territorio fanno pensare ad un'epoca molto bellicosa e pericolosa, e probabilmente lo era, ma a quel tempo non esistevano le armi di distruzione di massa e le armi con cui potevi uccidere in modo impersonale a grande distanza, allora il nemico lo affrontavi a quattr'occhi, corpo a corpo, e spesso gli eserciti si affrontavano in duelli dove combattevano solo i cavalieri migliori, in una sorta di gioco dove il vincitore stabiliva le sorti della battaglia, senza necessariamente coincolgere tutte le truppe in sanguinosi scontri e molte battaglie erano solo regolamenti di conti e beghe private tra famiglie rivali.

Certo le persone si arroccavano e stavano molto sulla difensiva, lo testimoniano tutti questi castelli, torri, case fortificate, ma ognuno chiuso nel suo recinto, si industriava comunque a fare e a cercare qualcosa. Nonostante l'apparente pericolosità del periodo, che potrebbe anche essere uno dei tanti falsi miti della storia, le persone viaggiavano molto, ed ognuno appunto cercava: c'erano gli alchimisti che cercavano la pietra filosofale, gli artisti che viaggiavano ala ricerca dei pigmenti migliori, i pellegrini che cercavano la salvezza per la propria anima, i mercanti che trafficavano per mezzo mondo, gli eretici che mettevano a rischio la stessa vita per i propri ideali, i cavalieri che cercavano l'onore ed il valore, la gloria o l'attenzione di qualche gentil dama, insomma la vita era tutta un gran fermento, e nonostante la pericolosità nessuno si tirava indietro.

Oggi invece pare che le persone, circondate da sicurezze e confort di ogni genere, non cerchino più nulla: c'è molta apatia in giro, tanta apparenza, molto vuoto e conformismo. Peccato, il medioevo mi suggerisce invece una vita più ricca, profonda e coinvolgente. Forse una vita anche meno dominata dalla paura, nonostante mille terribili pericoli.


Oriano: il castello di Montemoro.


Il piccolo paese di Oriano in Val Taro, tra Rubbiano e Solignano, che in verità più che di un paese di un gruppo di case sparse si dovrebbe parlare, aveva in passato ben due castelli.  In passato il paese doveva pertanto aver avuto un'importante ruolo strategico che a noi oggi sfugge, o probabilmente sorgeva su un'importante via di comunicazione, perchè la viabilità come la vediamo oggi è principalmente frutto di lavori ottocenteschi o dell'immediato dopoguerra, nei tempi antichi le vie di comunicazione erato tutt'altra cosa, anche perchè tutt'altri erano i centri strategici, gli interessi e le modalità di mobilità.

Oriano era un paese vero e proprio fino al 17 Maggio 1873, quando una grossa frana si staccò dalla soprastante parete rocciosa del monte Sant'Antonio seppellendo tutto il paese con i suoi abitanti. Ho provato a cercare qualche notizia in merito ma non ho trovato nulla, ne sui testi in mio possesso, e neppure su Google, l'unica fonte di questo avvenimento tragico l'ho trovata nel libro di Stefano Panizza, citato in bibliografia.

Oggi Oriano è un gruppo di case sparse tra campi coltivati ai piedi del Monte Sant'Antonio. Il primo castello che incontriamo è il castello di Montemoro, meglio sarebbe a dire un'antichissima casa torre, molto probabilmente quanto resta di una corte agricola fortificata. E' ora un'abitazione privata ma molto ben conservata e restaurata, visibile dalla strada che dalla chiesetta di Oriano, che si salvò dalla frana perchè dislocata ben fuori dall'antico nucleo abitato, conduce verso il crinale con la Val Ceno e Varano de Melegari. 

Da questa casa torre partiva, fino a qualche decennio fa, il sentiero che conduce al secondo castello, che sorge su di un contrafforte del monte Sant'Antonio, a picco sul Taro. Invero il sentiero esiste ancora, ma è sbarrato da una proprietà privata. Esistono altri sentieri che partono dalle case del paese, ma anche qui bisogna districarsi tra le proprietà private, quindi noi abbiamo scelto una via alternativa per raggiungerlo, una via ben più impervia e faticosa, ma molto spettacolare dal punto di vista paesaggistico.

Abbiamo optato per salire, lungo una mulattiera, fin sulla cima del monte Sant'Antonio, su cui sorge questo interessante quanto molto antico oratorio, purtroppo sempre chiuso. Sul portale, inciso nella pietra, vi è riportata la data del 1610, ma dai documenti si sa che in realtà l'edificio, ristrutturato nel secolo scorso, è ben più antico di questa data. 



La cima del monte è circondata da un tenero boschetto, questo però impedisce la vista del panorama, che è di tutto rispetto, con una veduta che sarebbe eccezionale sulla Val Taro e la Pianura Padana in lontananza. La zona, antica e selvaggia, si presta ad interessanti escursioni, dal castello è infatti possibile poi intercettare un bellissimo sentiero panoramico che costeggia la Val Taro. Purtroppo alcuni cancelli che limitano le proprietà private non permettono di fare escursioni ad anello, se non estremamente lunghe. Si tratta comunque di una zona impervia e "faticosa", ma ricca di sorprese.



Sul retro dell'edificio parte un sentiero assai scosceso, che in quindici minuti circa porta all'antico castello di Oriano, sconsigliamo di percorrere questo sentiero, lungo il quale è presente una vecchia segnaletica del CAI,  in quanto si tratta di un tratto molto ripido, scivoloso, impervio ed esposto. Il panorama che regala è veramente bello, ma occorre prestare la massima attenzione ed essere preparati. Anche una volta raggiunto il castello occorre muoversi ponderando ogni passo con la massima precauzione, se non si fa attenzione a dove si mettono i piedi, ci si ritrova a camminare incautamente sopra a delle volte pericolanti, con il rischio di far crollare tutto e rimanerci seppelliti sotto!  Al vertice di questa volta interrata, che probabilmente era una cisterna per la raccolta delle acque,  c'è una bella apertura quadrata, seminascosta dalla vegetazione e da alcuni bastoni, un meschino tranello, una vera e propria trappola mortale, e un lato stesso della torre pende in modo inquietante. 

Anche a distanza di secoli, questo luogo sembra voler mantenere le sue caratteristiche di luogo forte, insidioso e difensivo, forse per tenere alla larga visitatori indesiderati che vengono a violare la quiete sacra e secolare del luogo, forse per volere di qualche fantasma o qualche spirito che qui, in una vita lontana, combatté, amò e perse la vita in qualche rocambolesca avventura, o forse anche più di uno... la vita qui doveva essere per spiriti tenaci e caparbi, ostinati e solitari, forse personaggi romantici e inquieti, amanti del contatto con una natura certamente avara e severa.  Forse per scontare pene d'amore o per mettere alla prova sé stessi. Ma anche simili spiriti furono comprati dal vile denaro, pertanto è più probabile che fu la necessità più che la virtù a spingere genti a vivere arroccate quassù!

Comunque ci sono certamente castelli più comodi e tranquilli da andare a visitare, è un consiglio!



Nella prima immagine sopra, si vede bene in primo piano, appollaiato sullo sperone boscoso, emergere quanto rimane della torre del castello, la seconda immagine ritrae i prati e le abitazioni di Oriano, sullo sfondo il fiume Taro che si unisce con il Ceno presso Rubbiano.

La storia racconta che questo antichissimo maniero, di cui si hanno notizie documentate dal 1208, fu fatto costruire dai Pallavicino, ma nel 1482 se ne impossessò la famiglia Rossi, le due principali famiglie rivali parmensi nel medioevo, riuscendo a corrompere il castellano, una volta ottenuto con questo stratagemma il castello, lo diede alle fiamme e lo rase al suolo. Fu diverse volte distrutto e ricostruito, e l'ultimo proprietario fu, o è ancora,  la famiglia Garimberti.

Il castello è strategicamente in vista con i vicini castelli di Solignano e di Corniana, con le case torri di Rubbiano e di Montemoro, e parzialmente anche con Roccalanzona.



Noi l'abbiamo visitato all'inizio della primavera, quando il bosco era ancora privo di foglie, ma l'erba alta e bella verde,  tutt'attorno al rudere era una bellissima fioritura di peonie selvatiche ed uno strisciare di serpenti, nonché infime zecche in agguato. Ma il luogo regala comunque bellissime emozioni, la natura è rigogliosa e selvaggia, con tutto quanto ne consegue, il rudere ed i sentieri tutt'attorno sono affascinanti e rapiscono la fantasia.

Queste alcune fotografie della ricognizione:




Bibliografia:

- MISTERI DI PARMA vol 2  di  Stefano Panizza - Ediz. Mattioli, Fidenza, 2016

-  I CASTELLI DEL PARMENSE di Augusta Ghidiglia Quintavallle - ediz. Il Raccoglitore - 1955

- CASTELLI SCONOSCIUTI DEL PARMENSE di Giovanni Finardi - ediz. Stamperia, parma 2012


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