Paesaggi fantastici
Altolà, fermi tutti, siam pirati ammazzatutti ! Se ci falcia una cannonata, all'inferno farem l'adunata !
La nave dei pirati è approdata in Val Taro, eccone fotografata la prua arenata al largo di Gaiano...
Una luce verde illuminava con i suoi raggi obliqui il Golfo di Kidd, vicino alla foce del Fiume dei Pirati, segnalando così la posizione del Jolly Roger, che galleggiava a pelo d'acqua. Il brigantino era sgangherato e sporco, detestabile in ogni sua trave, ed il pavimento era ricoperto di penne strappate. Era il cannibale dei mari e non avrebbe neppure avuto bisogno di quella vigile luce, difeso com'era dal terrore della sua fama.
Era avvolto dal mantello della notte, attraverso il quale nessun suono sarebbe potuto giungere a riva. Si udivano pochi rumori a bordo, di cui nessuno piacevole... Alcuni pirati erano appoggiati al parapetto e bevevano circondati dai miasmi della notte, altri sedevano tra i barili a giocare a carte o a dadi.
Uncino camminava sul ponte assorto nei propri pensieri. Oh, uomo imperscrutabile! Era il suo momento di gloria... era la sua impresa più feroce... ora, sapendo quale ricettacolo di vanità sia l'uomo, non dovremmo stupirci di vederlo camminare sul ponte a grandi falcate, ebbro del suo successo. La sua andatura era però priva di esultanza, e scandiva il lavorio della sua torbida mente. Uncino era profondamente scoraggiato.
Questo gli succedeva quando, a bordo della nave e nella quiete della notte, si raccoglieva in meditazione perchè si sentiva terribilmente solo. Uncino non era il suo vero nome, rivelare chi realmente fosse, anche ora, significherebbe sollevare uno scandalo, ma chi sa leggere tra le righe avrà già capito che Uncino aveva frequentato una scuola privata, le cui tradizioni gli erano rimaste addosso come un'abito, e in realtà quella scuola si preoccupava di impartire lezioni soprattutto sul vestiario. Per questo gli sembrava indecoroso salire su una nave nemica con lo stesso abito con cui l'aveva speronata. Serbava ancora nell'andamento il nobile portamento dinoccolato della scuola. Soprattutto serbava la sua passione per le buone maniere.
Nei recessi del suo animo udiva scricchiolii come di porte arruginite, attraverso le quali giungeva un tap-tap-tap deciso, come un martello che batte in una notte in cui c'e' qualcuno che non riesce a dormire. - Hai osservato le buone maniere oggi? - era il suo eterno rovello.
- Ma io ho la fama, la fama, questa splendente bazzecola - urlava
Ma la rifelssione più inquietante era questa: era di cattivo gusto pensare di continuo alle buone maniere? Uncino era tormentato da questo problema. L'artiglio che gli attanagliava l'anima era ben più affilato di quello che aveva per mano. E quando ne era straziato, il sudore gli correva sul volto ceruleo e gli macchiava il panciotto. Sovente si passava la manica sul viso, ma non c'era modo di arginare quel rivolo.
Ah! Uncino non era certo da invidiare...
da Peter Pan di J.M.Barrie
Chi sà leggere tra le righe, intenderà in questa pittoresca descrizione delle situazioni reali, delle implicazoni ben più radicate dell'apparente descrizione romanzesca, implicazioni che ci riguardano più o meno tutti.
Fantasia, la chiamano fantasia, e questo è il grande inganno, il traveestimento dei travestimenti.
Se andiamo oltre le parole vedremo che la caricatura di Capitan Uncino è un po' il ritratto di ognuno di noi, è un po' come se ci guardassimo dall'esterno, ed anche il semplice guardaresi, 'osservarsi dall'esterno, è il primo passo per capirsi e migliorarsi... per essere più belli, più veri, più liberi.