Antica strada di Marialonga

27.03.2025


Un forte temporale primaverile sul far della sera, in rapido avvicinamento, ripreso dal Pietra Corva: in primo piano l'antica via Marialonga ed i ruderi del castello di Roccalanzona a dominare la pianura parmense, sulla quale imperversa una tempesta con tuoni e fulmini. Colori spettrali di sabbia e tramonto.



La Marialonga è un'antichissima via di comunicazione che conduce da Ramiola a Pellegrino Parmense, mentre infatti le ben più famose vie Francigena e via degli Abati risalgono prevalentemente al periodo Medievale, anche se in alcuni tratti ricalcano percorsi più antichi, liguri o romani, la Marialonga affonda le sue origini fin nella remota preistoria. 

I ruderi del castello di Roccalanzona e la rupe ofiolitica di Pietra Corva sono i due punti focali di questo antico percorso. I campi coltivati sotto il castello di Roccalanzona, nella piccola valle del torrente Dordone,  celano i resti di un insediamento dell'età del rame, e molti reperti preistorici sono stati rinvenuti nei paraggi, Purtroppo i lavori agricoli di aratura hanno reso impossibile recuperare il sito archeologico. Poche centinaia di metri oltre il castello invece, sorge la rupe di Pietra Corva, spuntone roccioso che offre una bellissima vista panoramica sulle vallati circostanti, qui la strada si divide, a sinistra scende verso Varano e la Val Ceno, a destra prosegue per Pellegrino Parmense. Anche Pietra Corva era un sito preistorico, e potrebbe essere stato usato anche per scopi di culto e cerimoniali in una remota antichità. Il luogo ha un'indubbio fascino, invita a sostare sulla sua sommità e a spaziare con lo sguardo ed i pensieri.

A poche centinaia di metri dalla Pietra, prendendo la deviazione che conduce al monte di Riviano, sorgeva in epoca medievale un piccolo monastero, di cui oggi non rimane alcuna traccia, se son lo spiazzo ove sorgeva con alcuni sassi sparsi. La leggenda narra che una notte il convento fu assalito da una banda di briganti che, dopo la loro razzia,  trucidarono barbaramente tutti i monaci. Da quella tragica notte, finanche ai nostri giorni, soprattutto con il sopraggiungere della sera, molti passanti hanno riferiti di aver sentito canti e lamenti provenire dal bosco, e qualcuno avrebbe anche visto i fantasmi dei monaci con dei ceri accesi in mano, aggirarsi in processione nei paraggi dell'ex convento.



Questa antica via di comunicazione ha svolto un ruolo importante anche in epoca longobarda, infatti poco più amonte nelle valli del Taro e del Ceno correva l'instabile confine con i Bizantini, che rendeva le vie di comunicazione anch'esse instabili ed insicure. La Marialonga era invece in retrovia, in territorio più stabile e protetto, quindi rappresentava una via di comunicazione sicura e pertanto fondamentale. E' con il medioevo e con lo spostamento dei centri di potere e d'interesse verso altri luoghi, che questa strada perde via via di importanza, fino ad essere quasi dimenticata dalla storia. 

Recentemente un'organizzazione ha recuperato per fini turistici, escursionistici e culturali questa antica arteria, sottraendola all'oblio dei tempi moderni. Ora la strada è stata ben segnalata ed il percorso è stato prolungato fino al mare, da Fornovo Taro a Sestri Levante, ben organizzata in sette tappe giornaliere con luoghi dove trovare alloggio e ristoro. Veramente un lavoro lodevole di recupero della nostra storia, che rende fruibile un territorio ricco di curiosità e di storia, di leggende e suggestioni da raccontare, di bellissimi paesaggi e tanta natura in cui rigenerarsi: boschi, prati, rocce, piccole e grandi valli, fino a tuffarsi in mare.

Per maggiori info, visita la pagine ufficiale del percorso.



Suggestioni letterarie

"Risalendo la collina attraverso il bosco di giovani querce di Stow,  ascolto il brusco, secco fruscio delle foglie appassite. E' questa adesso la voce del bosco. Sotto altri aspetti sarebbe relativamente silenzioso e più tetro, se non fosse per queste foglie che resistono. 

Suona come il ruggito del mare, ed è rallegrante e rincuorante allo stesso modo, nel far pensare che tutta la terra è una costa per l'oceano dell'aere. E' il rumore della risacca, il richiamo di un oceano invisibile, cavalloni d'aria che si frangono sulla foresta come l'acqua su sé stessa o su sabbia e scogli. Sale e scende, cresce e svanisce con piacevole alternanza, come la risacca del mare. 

Forse ascoltandolo, l'uomo di terra saprà prevedere una tempesta. E' straordinario come siano universali questi imponenti sussurri, questi sfondi sonori - la risacca, il vento nella foresta, le cascate e così via - che pure all'orecchio e nell'origine sono essenzialmente una sola voce, la voce della terra, il respiro o il russare della creatura.

La terra è la nostra nave, e questo è il suono del vento nel sartiame mentre navighiamo. Proprio come l'abitante di Cape Cod costantemente ode i frangenti sulla costa, così noi di campagna sentiamo questa risacca gemella sulle foglie della foresta."

Diario, 2 gennaio 1859


da  Ascoltare gli alberi  di  Henry David Thoreau



Il temporale raggiunge e sovrasta Pietra Corva e la piccola valle del torrente Boccolo: alla fine, tanto vento e qualche goccia d'acqua, molto rumore per nulla!  Almeno quassù, probabilmente in pianura è stato diverso. Ma lo spettacolo della natura quando scatena le sue forze è sempre mozzafiato!


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