Sono davvero capace di viaggiare?
- Illustrazione dell'artista fantasy Jomar Machado -
Questo articolo è un po' il seguito del mio post sulla visita al Teatro Anatomico di Bologna (link all'articolo in calce alla pagina), in quanto queste mie considerazioni mi sono stat suggerite proprio dalla visita a questo luogo storico che è si un luogo molto bello dal punto di vista estetico ed artistico, ma è pur sempre un luogo un po' lugubre e triste. C'erano parecchi turisti, tutti stranieri, che affollavano il luogo, ed io attendevo un magico momento in cui non ci fosse stato nessuno, per poter scattare una fotografia d'insieme senza estranei nell'inquadratura.
Bene, nel mentre che aspettavo il momento giusto per scattare una foto in santa pace, osservavo il comportamento degli altri visitatori, che per lo più erano tutti stranieri, e mi facevo delle domande. Tutti, e dico tutti, e non eran pochi, non mancavano di scattarsi il famigerato selfie, e tutti poi si sedevano in questo luogo dal lugubre fascino, comunque artisticamente molto bello, per mettersi chini sul loro telefono e sprofondare nel loro mondo quotidiano, con i social, i messaggi e quant'altro. Altri ancora si mettevano in piccoli gruppetti per parlare del loro nuovo cappellino, delle loro scarpine o altre leggerezze, e si facevano la foto di gruppo con il sorriso stereotipato e l'abbraccio di rito, e via dicendo...
Ora io non amo giudicare o criticare, ma vorrei qui fare solo pormi alcune considerazioni e prendere questi comportamenti come metro di paragone e di confronto: in primo luogo io percepisco uno spreco di tempo, di energie ed anche di denaro partire dall'altro capo del mondo per venire in questo luogo molto bello o quanto meno curioso, fare tanta strada per venire a sedersi qui per guardare il cellulare, lo si può fare benissimo standosene seduti a casa propria! Secondo, in questo luogo venivano squartati esseri umani, farsi un selfie o una foto di gruppo con il sorriso da cartone animato mi sembra un tantino fuori luogo e di cattivo gusto, e terzo, chi è continuamente e totalmente assorto nel tuo mondo quotidiano, nelle sue abitudini e nei suoi contatti non stà affatto viaggiando, semplicemente si è spostato, almeno così mi pare.
Se sei continuamente assorto dalla tua quotidianità, chino con la schiena ricurva e la testa sprofondata trai i tuoi amici e conoscenti, preoccupato di comunicare e mostrare dove sei e cosa fai a chi ti conosce, vuol dire che sei ancora immerso nella tua quotidianità, praticamente sei ancora a casa, o ti sei portato dietro questo pesante fardello. Per me viaggiare è evadere dal quotidiano, fuggire dal conosciuto, esplorare ed osservare, ma se il conosciuto ed il quotidiano ti assorbono così tanto da distoglierti lo sguardo da ciò che ti circonda e piegarti elettromagneticamente la schiena e la testa, chiuderti a guscio per non vedere quanto ti circonda, te semplicemente non stai affatto viaggiando, sei ancora a casa con la testa, hai solo spostato il tuo corpo! Sei sempre nel tuo piccolo mondo, con le sue strette vedute, i suoi condizionamenti e le sue priorità, e te lo porti dietro, o esso ti insegue, ti pedina e ti controlla! Mi sentirei come avere un cane rognoso alle calcagna che mi tiene a bada. Così come non sopporto quelle persone, e sono davvero tante, che quando siamo in giro per esempio in un bosco, continuano a parlare dei loro problemi famigliari, delle beghe di condominio, del lavoro o dei pettegolezzi riguardo i conoscenti! Ogni esperienza ha il suo habitat, in un bosco per esempio tutto ciò che è ordinario e quotidiano è fuori luogo ! Se con la testa ed i pensieri sono sempre a casa o al lavoro o al bar, allora non sono in un bosco, anche se sono circondato da alberi. E' inutile essere circondato da alberi se poi non li vedo, non li guardo, non mi rapporto con loro.
Per non parlare poi delle scolaresche straniere che ho incontrato, appestate dagli inconfondibili sintomi della noia e della sufficienza: mamma mia quanto spreco ho visto attorno a me, che tristezza il genere umano! Ricordo di quando da bambino, di quando andavo in gita, ricordo in particolare i viaggi in pullman: mentre tutti i miei compagni passavano il tempo a giocare, scherzare, cantare e fare fracasso senza degnare di uno sguardo il mondo esterno, io rimanevo letteralmente appiccicato con la fronte al vetro del finestrino, guardavo come ipnotizzato il paesaggio che correva veloce davanti ai mei occhi, come se dovessi nutrirmi avidamente di quelle immagini fuggenti, come se dovessi fare il pieno di mondo e di paesaggi in quei momenti, perchè erano momenti rari.
Sempre a proposito di viaggi, un'altra cosa che mi lascia perplesso sono le pubblicità di certi viaggi, dove immancabilmente viene proposta come immagine allettante un bordo piscina con due poltroncine e un drink a fianco, io se devo andare all'altro capo del mondo, non ci vado certo per sedermi, ce l'ho anche a casa mia la poltrona! Viaggi allettanti, nel senso letterale del termine! Se non "evado" almeno quando viaggio, con il corpo o con la fantasia, se non esco mai dalle anguste pareti del mio mondo, sono sempre rinchiuso nel buio della mia cella.
Questa cosa mi ha particolarmente colpito perchè non riguardava una persona, non due, non tre, ma tutti, assolutamente tutti erano in queste condizioni. Personalmente, quando "evado", e questo significa quando viaggio, quando fotografo, quando leggo, quando vado a fare una passeggiata, il telefono lo porto con me solo per un'eventuale necessità, solitamente rimane spento o silenzioso, dimenticato nel fondo dello zaino, spesso lo lascio anche a casa. Dirò di più, quando sono assorto nelle cose che mi piacciono, non mi viene nemmeno fame e non sento la fatica fisica, quella semmai la sento il giorno dopo. In questa giornata a zonzo per Bologna per esempio, non mi è affatto venuta fame, ed ho passato l'intera giornata solamente con un caffè e due biscotti al mattino, senza nessun problema. Solo al ritorno, in stazione, il profumo dei panini alla mortadella esposti al bar mi ha tentato, ma ho resistito !!!
Le mie parole non sono da interpretare come giudizi, sono solo il frutto delle mie osservazioni, ed io osservo non per giudicare ma per misurarmi e confrontarmi, e se possibile imparare. e imparare anche a come non voler essere.
Possiamo fare della nostra vita un viaggio, un'esplorazione, una scuola, un'avventura, un'opera d'arte, oppure costruire con le nostre mani la nostra cella, e lasciarci marcire dentro!
Fino a quando sarà questione di una libera scelta, mi sta bene così.
- Illustrazione dell'artista fantasy Jomar Machado -