La Pontremolese

La ferrovia che percorre la Val Taro


Fin da bambino il treno e la ferrovia hanno esercitato un fascino inspiegabile su di me, si tratta sicuramente di una sorta di "imprinting", ricordo infatti che mio nonno ogni mattina d'estate veniva a prendermi in bicicletta per accompagnarmi a vedere il treno, e a me piaceva tantissimo infilarmi con la testa tra le sbarre del passaggio a livello e lasciarmi scompigliare i capelli da questo fragoroso bestione scuro che correva verso chissà quali terre lontane (allora ignoravo che portava semplicemente a La Spezia).

La Val Taro e' percorsa da una ferrovia che collega Parma con La Spezia, mentre dal paese di Fornovo si distacca un ramo che devia verso Fidenza, la sua costruzione risale agli anni 1883/1889 ed ha un percorso interessante dal punto di vista storico e paesaggistico, un percorso rimasto invariato fin dall'epoca della sua costruzione, ma ora e' in progetto una completa ristrutturazione ed in alcuni punti e' gia' stato costruito un nuovo percorso a doppio binario, sicuramente più sicuro ed efficiente del tracciato originario, ma altrettanto sicuramente meno suggestivo: mentre la vecchia ferrovia infatti si inserisce nel paesaggio quasi come se ne facesse naturalmente parte, la ferrovia moderna invece lo taglia con piloni e muraglioni di cemento che pare una profonda ed inguaribile ferita

Quest'ultima pero' e' solo una considerazione di carattere puramente estetico, non voglio passare come uno contrario al progresso, anzi: benvengano ferrovie più efficienti e sicure, chissà che un giorno non si riescano a decimare quegli odiosi camion che intasano e appestano le nostre strade !



Al tempo della sua progettazione la ferrovia doveva collegare Parma con la citta' di Genova, ma il tracciato avrebbe dovuto attraversare un paesaggio montagnoso ben piu' aspro e problemantico, pertanto dopo tanti progetti ed ipotesi si opto' per seguire il tracciato più breve e semplice che scende verso La Spezia. Era in progetto anche un ramo ferroviario che da Fornovo doveva salire lungo la Val Ceno fino a Bardi, si formarono pero' molti comitati locali che, con le loro discussioni e rivendicazioni, prolungarono i tempi per la progettazione e lo studio del tracciato migliore, fintanto che, con l'arrivo della grande guerra e il conseguente mutamento di esigenze economiche e sociali, il progetto cadde nel dimenticatoio e non se ne fece piu' nulla.

Partendo da Parma il treno corre in una campagna piacevolmente coltivata fino a Fornovo, da dove poi le rotaie iniziano a serpeggiare nella valle montagnosa costeggiando e attraversando in più punti il fiume fino alla cittadina di Borgo Taro, qui, subito dopo la stazione, il convoglio si tuffa in una lunghissima e buia galleria di valico, sbucando poi nella valle del fiume Magra, in terra di Toscana, seguendone il corso fino alle porte di La Spezia.

Si attraversano impervie montagne e lo spettacolo che si offre al viaggiatore spazia da paesaggi apparentemente selvaggi a interessanti scorci storici: un percorso dunque decisamente suggestivo e dal sapore un po' antico, lungo il quale si può ammirare come la tenacia dell'uomo abbia lentamente modellato il paesaggio e la natura adattandoli e adattandosi a convivere in un delicato equilibrio che ha retto per secoli: si possono vedere montagne e fiumi, castelli e paesini arroccati, ponti di fattura medievale e vecchie stazioni la cui architettura e' rimasta invariata dalla fine dell'ottocento.

La ferrovia è poi disseminata di piccole e piccolissime stazioni, molte delle quali ormai in disuso, ma se proviamo ad immaginarle

come erano cent'anni fa, con il loro aspetto pulito, curato ed ordinato (cosi' come le possiamo oggi vedere nelle vecchie e sbiadite cartoline), ci ricordano con nostalgia la vita tranquilla e semplice della campagna di inizio secolo: oggi purtroppo queste stazioni sono per lo più diventate luoghi spettrali, dove la natura e l'usura del tempo stanno riconquistandosi lentamente gli spazi sottratti, ed anche se i treni fermano ancora in molte di queste stazioni.

quasi nessuno più sale o scende dal treno e le fermate sembrano costituire solo una scocciatura per il viaggiatore moderno, la cui mente e' gia' arrivata a destinazione prima ancora del suo corpo, perdendosi cosi' il piacere di assaporare il viaggio e di pensare, mentre fuori il paesaggio scorre davanti ai nostri occhi curiosi. Si respira una strana atmosfera visitando questi luoghi, un'atmosfera che profuma di ferro e di nostalgia, atmosfera di epoche passate ma non tanto in termini di tempo, quanto piuttosto in termini di stili di vita, di ideali e di mentalità !

Ricordo che quando ero bambino il treno fermava anche a Gaiano, il mio paese: c'era una minuscola stazione con la sua sala d'aspetto, la panca di legno, la piccola insegna ed il ferroviere che apriva e chiudeva a mano le sbarre del passaggio a livello. Ma la stazioncina era scomoda, era fuori dal centro, e cosi' con l'avvento delle corriere su strada che fermavano direttamente in paese e il diffondersi delle auto private, la gente non prendeva più il treno e, dopo qualche anno durante i quali i treni si fermavano a vuoto, la fermata venne soppressa, anche se ancora oggi il suo nome compare su alcuni orari in vendita nelle edicole !

Oltre alle stazioni, lungo la linea sopravvivono, ormai per la maggior parte ridotti a scheletri , i cosiddetti "caselli", ovvero piccole casette disposte a circa un kilometro l'una dall'altra, che erano abitati da ferrovieri e dalle loro famiglie, con il compito, prima dell'arrivo dell'automazione, di custodire i passaggi a livello, ma, più anticamente, con tanto di carabina e lanterna per la notte, sorvegliavano anche sulla sicurezza della linea.

Viaggiare in treno e' piacevole per me, il bello del treno e' che, mentre si viaggia senza la preoccupazione di guidare, si può guardare fuori dal finestrino, io adoro guardare fuori, e godersi il paesaggio che scorre, a volte veloce, a volte lento, a volte fermi in posti sperduti, e nel contempo si può pensare, leggere, rilassarsi, conversare e fare conoscenze, vedere gente strana e immaginare le loro storie... tutte cose che difficilmente si riescono a fare quando si e' impegnati alla guida di un'automobile; e' un modo di viaggiare diverso, forse un po' anacronistico, ma proprio per questo ha un suo fascino un po' particolare, perche' con lo spirito giusto può essere un viaggio che si compie non solo nello spazio, ma anche nel tempo e in una diversa dimensione di se'.... dimenticando per qualche ora i ritmi frenetici del traffico e i paesaggi alienanti delle autostrade e degli autogrill, nonché le ansie da autovelox, ztl, parcheggio e via dicendo.



Pensando ai miei diversi interessi, mi vien spontaneo esclamare: "caro Sigmund, avevi proprio ragione " .. si infatti i treni hanno sempre esercitato un fascino su di me, e penso che questo possa essere ricondotto al fatto che i treni sono spesso stati presenti in momenti piacevoli della mia infanzia, grazie a mio nonno Stefano, e come Sigmund ha insegnato, le esperienze infantili modellano indelebilmente la nostra psiche : infatti da bambino, a volte con gli amici, a volte da solo, andavo spesso a giocare vicino alla ferrovia e capitava anche, camminando e scrutando attentamente tra i sassi della massicciata, di trovare delle belle pietre bianche incastonate da piccoli ma luccicanti cristalli dorati che, agli occhi di un bambino, parevano assai preziose ! (erano cristalli di Pirite alcuni dei quali ancora conservo). Mi piaceva quardare le montagne azzurrognole all'orizzonte, dalle quali probabilmente quelle pietre luccicanti provenivano, e mi lasciavo trascinare dalla fantasia, cercando di immaginare chissà quali mete esotiche e quali tesori potevano nascondersi laggiù, proprio la' dove puntavano dritti dritti quei binari argentati.

Alle scuole elementari non ero certamente uno studente modello, e ricordo che a volte durante le lezioni mi perdevo a disegnare su un quaderno pagine e pagine di binari e scambi, mentre il maestro, che mi pareva lontanissimo, teneva la sua lezione: ne ho disegnati talmente tanti da riempire un intero quaderno... una cosa strana che ancora non mi spiego (un caso interessante sarei stato per il nostro amico Sigmund). Quel quaderno colpi' molto il mio maestro, Ettore Guatelli, che mi chiese di regalarglielo: io glielo diedi.... iniziandone poi subito un'altro. Questo fantastico maestro oggi e' diventato famoso per la sua collezione di vecchi strumenti legati alla nostra civiltà contadina, che sono ora raccolti in un bellissimo museo: chissà che fine ha fatto quel quaderno !

Ancora oggi questa ferrovia continua ad esercitare il suo misterioso ed irrazionale fascino, e mi piace raccogliere foto di treni, binari e stazioni, nella speranza magari di riuscire a conservare la memoria storica di questa linea ferroviaria. Non sono un accanito estimatore delle macchine in se stesse, tanto da addentrarmi nei dettagli tecnici e nella nomenclatura specifica, preferisco invece una visione più romantica, preferisco infatti fotografare i treni non come soggetti isolati e fini a se stessi, ma come parte del paesaggio, preferisco soffermarmi sull'aspetto poetico e simbolico di questo mondo, dei treni, delle stazioni e dei binari, come metafore del viaggiare e del sognare: voglio guardare ancora i treni con gli occhi stupefatti di quel bambino curioso !



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