Lorenzo
Non è doloroso essere privo di quello che tu hai cessato di bramare.
- Cicerone -
my last works:
Non è doloroso essere privo di quello che tu hai cessato di bramare.
Per me, la macchina fotografica è un libro di schizzi, uno strumento di intuizione e spontaneità.
(Henri Cartier-Bresson)
Curate la bellezza che siete in grado di offrire al mondo, è importante, gli Dei ci guardano e hanno lunga memoria... io faccio con entusiasmo la mia parte attraverso la fotografia.
(scroll down for english, please)
La frase che campeggia qua sopra è molto d'effetto e sarebbe anche molto poetica se fosse vera, ma io nella mia piccolezza voglio confutare nel modo più assoluto queste parole del grande Cicerone !
Si recita come un mantra che il volto è l'autobiografia di una persona, che un volto racconta, ogni ruga è una storia, che gli occhi svelano l'anima, e tante frasi trite e ritrite di questo tono. Io penso invece che il volto umano sia uno dei più grandi misteri dell'universo, un mistero affascinante ed intrigante certo, ma un mistero insondabile, un pozzo profondo in cui si cela un abisso.
Dietro ad uno sguardo, si nasconde un universo, anzi tanti universi, che noi non conosceremo mai, e forse nemmeno chi quello sguardo lo sfoggia, conosce a fondo quali forze gravitazionali lo muovono.
Il volto umano è un soggetto meraviglioso ed affascinante, e probabilmente questo suo essere un mistero, questo suo essere insondabile, ne aumenta a dismisura il fascino, è un fascino che ricorda un po' il gioco d'azzardo, quasi una roulette russa: non sai mai cosa si nasconde dietro uno sguardo accattivante od un sorriso seducente: sarà capitato anche a voi di vedere visi angelici ed accoglienti, che sembrano spalancarti le porte del paradiso, ma se ti avvicini troppo scopri come spesso gli angeli siano in realtà diavoli travestiti, e ti ritrovi poi a sprofondare nel magma dell'inferno !
Sono belli i volti, i lineamenti, le forme, gli sguardi, i sorrisi, e spesso poi piccoli particolari ne accrescono il fascino, come un piccolo neo o una cicatrice. Come scriveva Picasso, cosa attrae di più in una donna ? Il difetto ! Quel piccolo particolare che forse non dovrebbe esserci, ma se non ci fosse ne risulterebbe una perfezione fredda e banale, è invece proprio quel particolare imperfetto che attrae l'attenzione e rende umana la perfezione, io concordo in pieno con questa visione.
Ammagliano ed incantano alcuni visi, ci catturano con una forza che si potrebbe definire magica: alcuni sguardi ci sembrano così profondi, alcuni sorrisi così disarmanti, ma come ogni cosa bella di questa terra, spesso è pericolosa, insidiosa, ingannevole. E' sicuramente un problema nostro, è sicuramente la nostra propensione a proiettare all'esterno le nostre aspettative ed i nostri sogni, e cosi vediamo solo quello che vorremmo vedere, ci inganniamo da soli !
Se ti avvicini, se li esplori, se indaghi, i volti ti fanno capire una cosa importante: che è tutto illusione, proiezione, autoinganno, spesso matematicamente proporzionale alla loro bellezza ! E' una vera e propria roulette russa, con tanto di scarica adrenalinica, e forse non ci rimetti la vita, ma l'anima sicuramente si !
La fotografia di ritratto è un'esorcismo in questo senso, è una protezione: attraverso una ricerca estetica, crei un feticcio, rendi inoffensivo il pericolo della proiezione, crei una sorta di bambola voodoo, nel bene però, dove invece di infilzare spilli per provocare del male, infilzi sogni e speranze, desideri e fantasie, senza il rischio di farti troppo male, perché sai comunque che è solo un gioco, solo un'immagine. In questo modo la fotografia diventa uno schermo protettivo che ti permette di avvicinarti al fuoco senza bruciarti.
Di tutto questo discorso, naturalmente è vero anche tutto il contrario, ed è questa ambivalenza che crea il mistero ed il fascino !
Una maschera a volte è più vera di un volto !
Ma qui entriamo in un territorio ben più ampio e profondo, quello che riguarda la nostra identità. Il nostro volto stringe ogni giorno taciti accordi con tutti gli altri visi con cui entriamo in relazione, volenti o nolenti. Nel tempo viene a costituirsi tutta una trama, più o meno consapevole, di consuetudini e aspettative, che costituiscono per l'appunto la nostra identità, una cosa che probabilmente non sempre è frutto di nostre decisioni o volontà, e queste maglie finisco con il costituire una rete, una gabbia, nella quale rimaniamo invischiati. Un ruolo che ci siamo caricati sul groppone e che ci troviamo a dover recitare, portandocelo dietro come una pesante pietra durante le nostre giornate.
Alla fine noi rischiamo di diventare quello che gli altri pensano che noi siamo ! Non siamo più noi stessi, ma la proiezione degli altri. Questo potrebbe non essere ne un bene ne un male, ma di sicuro non è la nostra essenza.
Per questi motivi una maschera, un velo, uno pseudonimo, può essere liberatorio e mostrare verità più profonde di un "vero" volto, si perché le maschere non sono solo quelle di plastica, anche un sorriso smagliante od uno sguardo ammiccante possono essere una formidabile maschera.
Giocare a nascondersi, giocare con i ruoli e con le identità, è una buona palestra per allenarsi alla libertà, ed ogni tanto sparire silenziosamente dalla scena per restare soli con se stessi può essere terapeutico !
Il ritratto è una bellissima forma d'arte, ma è scenografia ! E' semplicistico pensare che una fotografia possa catturare la personalità di un individuo, sarebbe presuntuoso per la fotografia, e riduttivo per la persona ritratta ! La vita è un caleidoscopio in perpetuo divenire, e non si rappresenta nella fissità di uno sguardo.
Io vedo il ritratto come un simbolo, un crogiuolo dove condensare messaggi, sentimenti, ideali, canoni e stili, per questo in un ritratto più che il soggetto, è il fotografo stesso ad essere rappresentato, la fotografia di ritratto trasmette emozioni e non identità ! Si palesa la personalità del fotografo, con la complicità del soggetto !
"Il volto è il teatro dell'uomo"
The phrase that stands out above is very striking and would also be very poetic if it were true, but in my smallness I want to refute in the most absolute way these words of the great Cicerone !
Often we recit like a mantra that the face is the autobiography of a person, that a face tells, each wrinkle is a story, that the eyes reveal the soul, and many trite and repeated phrases of this tone. I think instead that the human face is one of the greatest mysteries of the universe, a fascinating and intriguing mystery, of course, but an unfathomable mystery, a deep well in which an abyss is hidden.
Behind a glance, a universe hides, or rather many universes, which we will never know, and perhaps not even those who flaunt it know in depth what gravitational forces move it.
The human face is a marvelous and fascinating subject, and probably his being a mystery, his unfathomable being, increases his charm in out of all proportion, it is a charm that reminds a bit of gambling, almost a Russian roulette: you never know what is hiding behind a captivating gaze or a seductive smile: you too will have seen angelic and welcoming faces, which seem to open the doors of paradise, but if you get too close you discover how often angels are actually devils in disguise, and you risk to find yourself into the magma of hell at the end !
The faces, the features, the shapes, the looks, the smiles are beautiful, and often then small details increase their charm, like a small mole or a scar. As Picasso wrote, what is the thing most attractive in a woman? The defect ! That small detail that perhaps should not be there, but if it were not there, it would result in a cold and banal perfection, instead it is precisely that imperfect detail that attracts attention and makes human perfection human, and I fully agree with this vision, it's really true, think about it !
They enchant some faces, they capture us with a force that could be defined as magical: some looks seem so profound to us, some smiles so disarming, but like everything beautiful in this land, it is often at the same time dangerous, insidious, deceptive. This is certainly an our problem, it is certainly our propensity to project our expectations and our dreams outwards, and so we only see what we would like to see, we deceive ourselves !
If you get closer, if you explore them, if you investigate, the faces make you understand an important thing: that is all illusion, projection, self-deception, often mathematically proportional to their beauty! It is a real Russian roulette, complete with an adrenaline rush, and maybe you don't lose your life, but the soul certainly may be !
Portrait photography is an exorcism in this sense, it is a protection: through an aesthetic research, you create a fetish, you make the danger of projection harmless, you create a sort of voodoo doll, for the good though, where instead of sticking pins to provoke of evil, you stick dreams and hopes, desires and fantasies, without the risk of hurting yourself too much, because you know however that it is only a game, only an image. In this way, photography becomes a protective screen that allows you to approach the fire without burning yourself.
Of all this speech, of course the opposite is also true, and it is this ambivalence that creates mystery and charm!
Sometimes a mask is truer than a face!
But here we enter a much wider and deeper territory, that which concerns our identity. Every day our face makes tacit agreements with all the other faces with which we enter into a relationship, willy-nilly. Over time all this creates a plot, more or less aware, of customs and expectations, which constitute precisely our identity, something that probably is not always the result of our decisions or will, and these relations end up constituting a net, a cage, in which we remain entangled. A role that we loaded on the back and that we find ourselves having to play, carrying it around like a heavy stone during our days.
In the end we risk becoming what others think we are! We are no longer ourselves, but the projection of others. This may not be good or bad, but it is certainly not our essence.
For these reasons a mask, a veil, a pseudonym, can be liberating and show deeper truths than a "real" face, yes because the masks are not only those made of plastic, even a dazzling smile or a winking look can be a formidable mask.
Playing in hiding, playing with roles and identities, is a good gym for training in freedom, and every now and then silently disappearing from the scene to be alone with yourself can be therapeutic !
The portrait is a beautiful art form, but it is scenography! It is simplistic to think that a photograph can capture the personality of an individual, it would be presumptuous for photography, and reductive for the person portrayed! Life is a kaleidoscope in perpetual becoming, and cannot be represented in the fixity of a gaze.
I see the portrait as a symbol, a crucible where to condense messages, feelings, ideals, canons and styles, for this reason in a portrait more than the subject, it is the photographer himself to be represented, the portrait photography conveys emotions and non-identity ! The personality of the photographer is revealed, with the complicity of the subject !
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