L'acqua è un elemento magico, non c'è religione a questo mondo, non c'è civiltà, non c'è popolo che non abbia un sacro rispetto per le acque: in ogni angolo del pianeta c'è un fiume sacro, una sorgente, un pozzo, collegato all'idea della trascendenza della vita, e spesso queste acque hanno effetti miracolosi e magici: ringiovaniscono, ridonano la salute, donano nuova vita. L'acqua è indissolubilmente uno degli elementi fondamentali in ogni paradiso, questo è anche il senso dell'immagine che ho scelto per la copertina di questa pagina, una sorta di città sacra dove l'abbondanza di acqua va di pari passo con la vitalità, la purezza, la spiritualità e la saggezza dei suoi abitanti.
Spesso l'acqua segna anche un confine, se guardiano le nostre cartine geografiche, i fiumi sovente tracciano i confini di regioni e province, ma il confine non è solo materiale, è anche spirituale, l'acqua ha una doppia valenza, rappresenta la vita e la morte, e rappresenta simbolicamente anche il confine tra queste due dimensioni, e per andare nell'aldilà bisogna attraversare un fiume, e per questo c'è Caronte che offre i suoi servizi, così come per venire in questo mondo, bisogna che si rompano le acque. In tutte le religioni, ogni rito di passaggio è simbolicamente sigillato dalla presenza dell'acqua, il battesimo ne è l'esempio a noi più noto, e forse è un rito simbolico che affonda le radici in rituali ben più arcaici e ben più concreti. Il battesimo infatti sancisce una rinascita a nuova vita tramite il sigillo sacro e magico dell'acqua, ma al tempo dei Druidi celtici, per fare un esempio, questo passaggio a nuova vita non era affatto simbolico, esseri umani si sacrificavano al dio Teutate tramite l'immersione e l'annegamento. Oggi per la nostra concezione della vita, simili usanze ci appaio crudeli e barbare, ma dobbiamo calarci in una diversa mentalità se vogliamo capire, senza giudicare: nell'antichità la convizione della rinascita dopo la morte era così forte che era addirittura usanza accettata prendersi pegni da ripagare anche nelle vite successive, e rendersi conto di questa continuità della vita cambia radicalmente anche il significato della morte. Essendo un passaggio, non è più cosa da temere, e spesso le vittime che si offrivano in sacrificio erano volontari che così aspiravano ad una redenzione e ad un futuro glorioso. Tra le ntiche civilità sudamericane per esempio, le vittime votate al sacrificio supremo evano scelte attraverso un gioco a palla, dove si lottova accanitamente per vincere, ed il vincitore veniva imolato ! Cose ben distanti dalla nostra mentalità, ma nessuno di noi è in grado di valutare quale mentalità sia più vicina al vero. Se è vero che abbiamo molte vite, la morte non è nulla allora, solo un rito di passaggio nel fluire infinito dei cicli della natura, come il ciclo dell'acqua.
Le profondità, verdi e blu cupo delle acque profonde, buie e fredde, gli abissi dei mari e degli oceani, evocano e interpretano le nostre paure e le nostre angosce più profonde, le acque limpide dei torrenti, delle cascate e delle sorgenti, ci evocano vitaltà e purezza, le onde fragorose e spumeggianti forza e potenza, le superfisci lisce e specchianti dei laghi infondono pace e serenità, ma possono anche tradire e nascondere la morte: non c'è lago quasi di cui non si narri la leggenda della sua sventurata dama! Son questi tutti stati d'animo universali e ci fanno percepire l'appartenenza a questo pianeta e le radici universale del nostro sentire e forse della cultura stessa.
Il ciclo dell'acqua assomiglia molto alla vita dell'uomo, esso nasce dall'acqua, scorre il suo tempo, il suo viaggio, su questa terra come un fiume, lasciando traccia di se (è auspicabile), e poi sale in cielo, e dal cielo ridiscende per rinascere in un nuovo ciclo, come intona il sommo poeta Goethe nel suo Canto degli Spiriti sopra le Acque, e che io stesso ho tentato di illustrare in un video ( >>> )
Attorno alle acque si è sempre organizzata la vita dell'uomo, sia esso un piccolo pozzo, che un grande fiume o il mare sconfinato. L'acqua ha creato e crea sempre occassioni per scambi, commerci e viaggi, offre energia e nutre la terra che da sostentamento, attorno alle acque si organizzano villaggi, città e vie di comunicazione, l'acqua pertanto è anche e soprattutto cultura.
Quando una persona nasce e trascorre la sua infanzia sulle rive di un fiume, quel fiume lo porta dentro per tutta la vita, così come per chi è nato al mare, o sulle montagne, sono i paesaggi dell'infanzia che modellano la nostra sensibilità, io le chiamo "radici". Un giorno una mia amica mi ha puntualizzato che lei non ha radici: "non sono mica un albero io" disse in tono perentorio... ed è vero, non siamo mica alberi, siamo esseri nati per muoverci, la vita è un viaggio invero, ed anche in questo somiglia metaforicamente al fiume: ha una sorgente, scorre e crea il suo percorso superando continuamente ostacoli, a volte placido, a volte tumultuoso, per poi morire alla fine nel mare, ma porta comunque sempre con se, nelle sue acque, un po' di quelle peculiarità che ha raccolto alla sorgente, chiamiamole dunque radici! Ma puntualizziamo: più che morire, dire che il fiume si unisce e si ammalgama con la vastità delle distese marine, ci si espande, sfociare tutto sommato è un bel termine, anche simbolicamente parlando. Non è una morte ma è un unirsi al tutto, alle origini da cui si era partiti. Forse la vita non è un viaggio di andata, ma un viaggio di ritorno, una ricerca delle radici. Penso che un uomo senza radici, senza un'identità culturale, ed ogni identità culturale è legata ad un territorio, rischi di trasformarsi in una sorta di contenitore vuoto, pronto per essere riempito di qualsiasi valore arbitrario, o pseudo-valori. Spesso questi pseudo-valori sono vere e proprie menzogne, come gran parte della storiain versone ufficiale, accattivanti e convincenti in quanto ben confezionate ad arte, ma pure sempre menzogne, che adulterano il valore ed il significato che ognuno di noi da alla propria vita, facendoci perdere il contatto con noi stessi, e finiamo per credere di essere qualcun altro, finiamo per recitare una commedia, anzichè vivere, una commedia di cui non conosciamo nemmeno il regista. L'esperienza sociale della pandemia ne è un esempio palese.
Tornando alla sacralità delle acque e della natura, è per questi profondi motivi che subisco l'incanto ed il richiamo dei fiumi, oltre all'imprinting delle esperienze infantili, e forse anche perchè siamo fatti per oltre il 70% di acqua, e le nostre cellule letteralmente galleggiano in un mare, praticamente sono dei pesci, e noi il mare! Solitamente quando scelgo dove andare a fare quattro passi o un'esplorazione, cerco sempre posti dove ci sia acqua da vedere, sia esso un fiume, un torrente, una cascata o un laghetto. Sono molto belli ed entusiasmanti i perrcorsi panoramici che portano alle vette e permettono di spaziare con lo sguardo verso spazi mozzafiato, ma sono altrettanto belli i percorsi di fondo, che si snodano nelle valli, nei canali, nei fiumi e nei canyon, e quando la stagione è sufficentemente calda, trovo molto piacevole e gratificante camminare direttamente nelle fresche acque: è un'immersione fisica ma anche simbolica nella natura, un'esperienza profondamente gratificante, anche dovuta al fatto che per andare in acqua bisogna togliersi il fardello dei vestiti, che simbolicamente rappresentano anche il fardello delle convenzioni sociali, la maschera dell'identità, e liberarsene ogni tanto fa bene, al corpo ed allo spirito.
A volte penso all'acqua che sgorga dalle montagne e corre verso il mare, penso ad esempio ai torrenti che nascono dall'appennino parmense, solo nel tratto di appennino tra il Passo della Cisa ed il Passo del Lagastrello, su entrambi i versanti, Toscano ed Emiliano, nascono molti fiumi e torrenti ricchissimi di acqua,come l'Enza, il Baganza, il Magra, per fare solo alcuni nomi, e le zone a ridosso di queste montagne hanno una vegetazione molto rigogliosa grazie a tanta abbondanza. Ma la stessa cosa per esempio in Romagna, che ho visitato di recente, e mi ha stupito la ricchezza delle acque ed il verde delle foreste. In Lunigiana ci sono torrenti, cascate e canyon stupendi, in Emilia una costellazzione di laghi bellissimi, una quantità enorme di acqua che ogni giorno ed ogni notte, 24 ore su 24, per 365 giorni all'anno, anno dopo anno, continua a sgorgare copiosamente ed incessantemente, nonostante ormai le piogge siano da anni sempre più rare, ed i temporali durino al massimo mezz''oretta. La domanda sorge spontanea: da dove viene tutta questa acqua? Possibile che venga solo dalla piogga? Quanta acqua c'è nel sottosuolo? Da dove arriva? Così ad occhio, e da profano, il bilancio entrate/uscite non mi quadra. Praticamente quasi ovunque, basta scavare, e prima o poi sorga acqua dal sottosuolo, è solo questione di profondità.... ho come l'impressione che le nostre terre, le nostre montagne, le nostre città, letteralmente galleggino su un mare di acqua sotterranea ! Tanto per fare un esempio, alla Hawaii sono stati recentemente scoperti enormi fiumi sotterranei che collegano le falde acquifere al mare, e dei quali non se ne sospettava minimamente l'esistenza. ( >>> ).
Se poi le acque ed i fiumi segnano un confine, ci sono poi i ponti che permettono di attraversarle, alcuni sono ponti di pietra, spesso molto antichi, ma che ancora oggi stupiscono per l'ardire delle loro arcate, altri invece sono ponti più sottili, diciamo invisibili, sono ponti dimensionali che uniscono mondi paralleli che solitamente non sconfinano e non entrano mai in contatto tra di loro, se non in particolari congiunzioni o con persone particolari, che abbiano sviluppato un'anima abbastanza progredita da riuscire a "vedere" oltre il visibile, oltre il "reale", oltre le apparenze, Se avete qeusta dote, questa sensibilità, allora vi potrà capitare di incontrare qualcuno, o una moltitudine, di quei personaggi di cui tutte le leggende di ogni popolo, di ogni cultura e di ogni luogo narrano, in particolare quel popolo di esseri che vive "intrappolato" ai confini tra le diverse dimensioni, e che ama gozzovigliare nelle zone ricche di acqua, come i fiumi, le sorgenti, i laghi e le cascate appunto. Sono manifestazioni delle Divinità e della Natura nei suoi molteplici aspetti.
All'acqua si associano connotazioni strettamente femminili, tra acqua e femminilità c'è grande affinitià, l'acqua è vita, e la vita sgorga inesorabilmente dagli oscuri percorsi labirintici del grembo femminile. Venere stessa nasce dalle acque spumeggianti del mare, l'acqua stessa è una divinità femminile, l'acqua profonda e imperscrutabile ha un'affinità con l'animo femminile, con i suoi lati forse più lunari; è anche un luogo comune dire che negli occhi di una donna si veda il mare! Anche per questo le creature acquatiche sono tutte femminili, non esistono ninfe maschi, non esistono sireni ! Come ho cercato, forse un po' confusamente, di spiegare nella mia descrizione degli Stretti di Giaredo ( >>> ), esiste fin dalle epoche più remote, tutta una simbologia abbastanza intuitiva, che collega sorgenti, grotte e valli strette con le anatomie intime femminili e con la sacralità ed il sentimento del divino. Luoghi bui e umidi che incutono reverenziale rispetto per le origini della vita e per il suo sacro mistero. Luoghi il cui fascino non può essere ridotto alla bellezza estetica del paesaggio, si percepisce a livello profondo un'energia diversa, una suggestione misteriosa.
Ogni lago ha la sua Dama, ogni cascata la sua ninfa, ogni fiume il suo corteo, ogni luogo di natura le sue storie che intrecciano lacrime e risate.
Guarda le immagini della mia dama del lago, fotografata negli acquitrini del fiume Taro
Forse è solo questione di termini, ma esistono in natura forme sottili di energia e manifestazioni di fenomeni che non conosciamo e non comprendiamo, forse chiamiamo "magia" quello che potrebbe essere solo un meccaniscmo naturale che non riusciamo a comprendere o non abbiamo ancora spiegato "scientificamente", forse chiamiamo fate, ninfe o folletti certe manifestazioni vitali od energetiche che le nostre scienze ignorano e con le quali non siamo preparati a rapportarci, o non vogliamo. Se oltre al corpo fisico esiste un'anima ed uno spirito immateriali, nulla mi vieta di pensare che possa esistere una fata, o una particolare manifestazione di vita o di energia vitale, priva di un corpo materiale, simile al principio della nostra anima. Penso che noi spesso confondiamo i nostri limiti con i limiti della realtà, della vita o dell'universo: l'universo non ha un limite, siamo noi che abbiamo un limite, non comprendendolo.
Non che io sia un esperto di questi argomenti, ma ne sono alquanto affascinato, e non voglio precludermi alcuna possibilità, voglio quindi accennarvi, per condividere questa curiosità, a tutta questa moltitudine di creature che portano i nomi più vari, a seconda degli ambienti che frequentano, l'argomento sarebbe di per sé di enorme vastità e non posso certo pretendere di esaurirlo in queste poche righe.
Abbiamo così le fate dei boschi, che portano il nome di Driadi, quelle che vivono nei tronchi degli alberi, quelle che vivono nei mari e portano il nome di sirene, e poi le Naiadi, le Ondine, le Nereidi, le Parche, le Potamidi e via dicendo. Andando nei fiumi, le più probabili da incontrare sono le Ninfe e le Ondine, creature d'acqua. Ninfa significa letteralmente "giovane fanciulla" ma questa etimologia non è sinonimo di castità, nonostante l'apparente innocenza di questi esserini nella loro iconografia moderna, che tende a banalizzarli, ricordiamo che dal ternime ninfa deriva l'aggettivo ninfomane, e le antiche rappresentazioni artistiche ci offrono una colorito campionario dei loro intrattenimenti!
La parola Fata invece era un termine usato nel medioevo per indicare donne dei boschi, delle acque e della natura in generale, e deriverebbe da faunoe e fatuoe, che nelle antiche culture pagane indicava le compagnie di fauni, quei cortei dionisiaci che vagano festosi peri i boschi, a cui tanta iconografia classica ci ha abituati. Accanto a queste bellissime ninfe troviamo quindi tutta una schiera di satiri, fauni e creature dionisiache che, guidate dal suono magico del flauto del grande dio Pan, si scatenano in danze, banchetti e licenziosità celebrate nei pressi di luoghi sacri come boschi, sorgenti, fiumi, grotte e ameni specchi d'acqua, e all'ombra delle verzure, rinvigoriti dalle fresce acque, si sperimentano tutti i piaceri dell'estasi mistica, che ha nel corpo il suo strumento espressivo. E penso che chiunque di voi abbia sperimentato il potere vitalizzante e rinvigorente delle acque fresche, delle fragranze del bosco e del vento sulla pelle, della Natura insomma. Queste creature personificano anche tutte queste sottili emozioni.
Non tutte le fate e le nnfe però sono belle giovani e avvenenti, ne tantomeno benevole, alcune hanno aspetti mostruosi e sono di indole ostil, sono vendicative e possono uccidere o scagliare sortilegi e maledizioni, come si vede bene nel dipinto della Ninfa Diabolica di Pieter Bruegel il Giovane. Anche quelle più bonarie comunque amano tendere trappole e scherzi agli esseri umani che si avventurano impunemente nei loro territori; può capitare che se ne innamorino, ma rischiano di perdere la loro immortalità da questa unione profana. Ma in generale, si tratta di spiriti comunque benevoli, pronti a correre in soccorso dei perseguitati e degli innocenti che hanno subito ingiusti torti.
Le leggende sulle fate rappresentano un elemento culturale molto curioso, perchè narrano di creature e accadimenti che attraversano in modo trasversale le culture di tutti i popoli, in tutti i continenti ed in ongni tempo (tranne forse quello attuale): ne troviamo eco nei miti dell'antica grecia, come nei racconti dei popoli celtiti, nelle leggende di Re Artù come nell'antichissima cultura druidica dei Tùatha Dé Danann, come ne troviamo eco nelle culture africane, cinesi ed orientali, e nelle americhe.
Sembra dai dipinti antichi che uno dei modi migliori per incontrare questi esseri sia quello di abbandonarsi ad un sonno profondo sulle rive di un fiume. Dal canto mio, mi è capitato diverse volte, risalendo corsi d'acqua molto belli ma molto isolati ed impervi, di udire voci giocose e bisbiglii in lontananza, ma non so dire se sia suggestione o semplicemente il gorgoglio dell'acqua, il confine tra voci che assomigliano al rumore dell'acqua ed il rumore dell'acqua che assomiglia a voci è labile ! Stà di fatto che quando sono in mezzo alla natura, non percepisco mai la solitudine, anche se mi trovo solo nel luogo più isolato del mondo ! Al contrario, percepisco la solitune quando sono in mezzo agli altri !
Essendo questo sito incentrato essenzialmente sulla fotografia, non posso mancare di citare un episodio avvenuto nello Yorkshire nel 1917, dove due ragazze riuscirono ad immortalare alcune fate, che vivevano vicino ad un ruscello, sulle loro lastre fotografiche. Fotografie che misero in seria difficoltà anche esperti del settore, chiamati in causa per valutare la vediricità dell'accaduto, tra questi alcuni tecnici della Kodak e lo stesso Arthur Conan Doyle, inventore del famosissimo personaggio Sherlock Holmes. Nonostante la tarda confessione delle due ragazze, avvenuta negli anni 70, cinquant'anni dopo l'accaduto, sulla questione rimangono tutt'ora molte ombre, ed ancora oggi, a distanza di oltre un secolo, il dibattito non è per niente sopito, e per scoprirlo basta digitare su un motore di ricerca fate di Cottingley per otterrete oltre 14mila risultati (in italiano, in inglese sono molti di più).
Anche se a noi può far sorridere, di queste creature ne hanno parlato pensatori molto illustri di ogni epoca, da Ovidio a Wiliam Blake, da Paracelso a Sigmund Freud. E poi scusate, se esistono persone che credono che la terra sia piatta, se esistono persone che pensano che le piramidi siano tombe, se esistono persone che credono che siamo stati sulla Luna ed altre che l'universo nella sua complessità sia nato da un'esplosione casuale, e poi a maggior ragione se esistono persone che credono ancora nei nostri politici, beh allora ritengo lecito credere pure alle fate, agli gnomi e agli unicorni !
E' sicuramente un mondo affascinante che ha ispirato una vasta produzione artistica, culturale e musicale, una fonte inesauribile di suggestione, di poesia e di mistica, una forma di sensibilità che neppure la moderna società, che fagocita e banalizza, mercificandolo, ogni fenomeno, con tutti i suoi "esperti" sono riusciti a sradicare del tutto questa sensibilità! E sarà forse proprio questa sensibilità, tra il mistico ed il poetico, che probabilmente ci salverà, che salverà l'uomo dal diventare macchina, dal trasformare le persone in un esercito di automi senza anima, tutti uguali, accesi e spenti a comando (altrui)!
Per concludere, come dimostrano anche numerosi studi, che altro non fanno che confermare quanto le antiche culture già conoscevano, solo con un diverso uso di termini, se è vero che il pensiero crea, allora tutto ciò che noi chiamiamo fantasia, non è propriamente fantasia, potrebbe esistere, forse è esisito, o forse esisterà. Di sicuro queste magnifiche creature vivono nella mia fantasia e nei miei sogni, e questa è già di per sé una forma di esistenza.
Ho raccolto in un album, che aggiornerò di mano in mano, alcune tra le migiiori opere artistiche riguardanti fate, ninfe fauni e compagni, entra anche tu a dare uno sguardo alle meraviglie di questo mondo parallelo senza tempo >>>
"Questo spazio immenso che stà tra la terra e i cieli, ha degli abitanti ben più nobili che gli uccelli e gli insetti; questi mari così vasti hanno ben altri ospiti che i delfini e le balene; le profondità della terra non sono riservate alle sole talpe, e l'elemento del fuoco, più nobile degli altri tre, non è fatto per restare inutile e vuoto. L'aria è piena di una innumerevole moltitudine di popoli dall'asptto umano, un po' fieri all'apparenza, ma in efetti docili: grandi studiosi delle scienze sottili, nemici degli stolti e degli ignoranti. Le loro mogli, le loro figlie sono delle bellezze androgine, così come si dipingono le amazzoni. [...] I mari e i fiumi, così come l'aria, sono abitati; gli antichi saggi hanno chiamato Ondine e Ninfe questi popoli. Hanno pochi maschi, e le femmine sono in gran numero: la loro bellezza è straordinaria, e le figlie degli uomini non sono loro paragonabili. La terra è piena, quasi fino al centro, di Gnomi, popoli di piccola statura, guardiani dei tesori, delle miniere e delle cave. Essi sono ingegnosi, amici dell'uomo e docili al comando. Forniscono ai figli dei saggi tutto il denaro che è loro necessario, e non domandano altro, per mercede dei loro servigi, che la gloria di essere comanati. Le Gnomidi, le loro mogli, sono piccole ma molto gradevoli, e il loro vestiario è molto curioso. Quanto alle Salamandre, abitanti infiammate della regione del fuoco, esse sono al servizio dei Filosofi: ma non ricercano con premura la loro compagnia, e le loro mogli e figlie si fanno vedere raramente. Le femmine delle Salamandre sono belle, anche più belle di tutte le altre potenze, poichè appartengono a un elemento più puro".
da Le Comte de Gabalis, ou Entretiens sur les sciences secrétes di Montfaucon de Villars
Quel ragazzo che porta il nome di un antico Dio pagano ...
La mia vita è stata sempre un andar contro corrente, non solo nei fiumi, ma anche nelle mie idee, nelle mie scelte e nelle mie letture. Il primo libro che lessi da bambino fu "Viaggio al centro della Terra" di Jules Verne e fu una folgorazione per la mia immaginazione ed il mio desiderio di avventura, di esplorazione. In seguito le mie prime letture spontanee, non scolastiche, sono iniziate con tutti i ilbri di Sigmund Freud, e tutta la mia vita è stata poi accompagnata da letture sulle filosofie orientali, su arte e scienza. Con l'avanzare dell'età, le moderne scienze, dalla fisica quantistica alle teorie psicoanalitiche, mi andavano via via sempre più strette, e sono approdato ai testi di magia, occultismo ed esoterismo. Ora, alla mia veneranda età, stò riscoprendo libri non proprio classici per la mia età, tipo Peter Pan, e solo ora realizzo che questo ragazzo porta il nome di un grande Dio pagano, Pan appunto, e come lui suona un flauto magico le cui note trasportano in mondi paralleli. Tutto il libro, letto in questa chiave simbolica, non è solo un libro per ragazzi, e molti passi sono assai interessanti. E naturalmente incontriamo nelle sue pagine anche molti di quegli esseri magici che popolano le acque, e le acque stesse sono protagoniste in quasi tutto il libro. sotto forma di mare, di laguna e di sirene.
Ecco un piccolo estratto dall'inizio del libro, un condensato di grandi e profondi concetti, esposi da J.M.Barrie con una disarmante giocosità. Ci sono fior di psicologi che oggi, dopo approfonditi studi scientifici, giungono alle medesime conclusioni, solo con fore espressive molto meno poetiche:
"Mrs Darling sentì per la prima volta il nome di Peter Pan mentre stava rassettando la mente dei suoi figli, che è quello che fanno le brave mamme ogni sera, dopo che i propri piccoli si sono addormentati - frugano nelle loro menti e mettono in ordine i pensieri per il mattino seguente, risistemando al loro posto i diversi articoli che, durante il giorno se ne sono andati a zonzo di quà e di là. Se riuscite a svegliarvi (ma, ovviamente non potete), vedreste vostra madre all'opera, e la trovereste una scena molto interessante. E' un po' come riordinare i cassetti.La vedresti in ginocchio, immagino, mentre osserva con curiosità il contenuto della vostra mente, chiedendosi dove mai abbiate sentito una tal cosa, facendo scoperte dolci e meno dolci. [...] Quando vi svegliate al mattino, le cattiverie ed i pensieri malvagi con i quali vi siete coricati sono stati ripiegati con cura e sistemati in una zona remota della vostra piccola mente, e in cima, ben esposti e areati, restano i pensieri più dolci, pronti per essere indossati. [...]
Avete mai visto la mappa della mente di un uomo ? [...] Ci sono linee che corrono a zig zag, come quelle che indicano la temperatura nelle tabelle cliniche, e probabilmente sono queste le strade che portano all'isola, perchè l'isolachenoncè è più o meno un'isola, con incredibili macchie di colore quà e là, barriere coralline e vascelli pirata al largo, selvaggi nascondigli solitari, [...] caverne all'interno delle quali scorrono fiumi, principi con sei fratelli maggiori, una capanna che si stà deteriorando velocemente e una vecchina minuscola con un naso aguzzo. Se fosse tutto qui non sarebbe difficile tracciare una mappa, e invece ci sono anche il primo giorno di scuola, la religione, mamme e papà, un laghetto rotondo, omicidi, impiccagioni, verbi che reggono il dativo, le bretella da indossare, dire trentatrè e così via. Ora, o queste cose fanno parte dell'isola, o formano un'altra mappa che, se sovrapposta alla prima, crea una gran confusione, soprattutto perchè nulla resta per troppo tempo al propro posto".
Tutta la storia di Peter Pan è una grande metafora sulla vita e sul fatto che il tempo che trascorriamo su questa terra sia in realtà solo una sorta di gioco, un teatrino dove le persone mettono in scena prevalentemente i loro egoismi, e quando ci accorgiamo di avere bisogno di qualcosa in più, quando questo gioco non ci basta più, c'è sempre, lassù in cielo, tra le stelle, una finestra aperta che attende il nostro ritorno.
Una bella immagine di una sirena mentre si sistema i capelli, cosa che notoriamente le sirene adorano fare, tratta da un'edizione di Peter Pan illustrada dall'artista inglese Alice B.Woodward (1862-1951)
Ninfe di marmo
Nemmeno il sommo artista Antonio Canova potè sottrarsi al fascino seducente delle ninfe, ed ecco la sua "ninfa dormiente" che voglio accompagnare con le parole della bellissima descrizione che ne fa Isabella Teodori Albrizzi in un volume edito a Pisa nel 1823 :
"Furono per avventura le Ninfe una fra le più vaghe e ridenti creazioni della ferace immaginativa degli etnici poeti. Per mezzo di questa << prole cortese dell'Egioco Giove >> , la natura tutta fu in un sol punto animata e protetta; per esse ogni solitudine perdette il suo tristo aspetto; per esse furono popolate e rendute sacre le selve, i fiumi, i monti, ed i mari. Avendo cogl'immortali comune l'ambrosia di cui nutrivano le lor membra, ed a fresca venustà le mantenevano, ma non con essi comune il dono dell'immortalità, ne avveniva che conservare dovessero si nella bellezza delle forme, che nell'espressione del volto un certo che di umano, ma insieme di etereo e di soprannaturale, proprio appunto di chi dell'umana e della celeste natura partecipa: meraviglia che il dotto scalpello del Canova seppe rendere più di una volta sensibile. [...]
Giace coricata sul fianco destro questa vaga Ninfa, la quale dal masso stesso, su cui posa, per una delle Oreadi la riconosci abitatrice de' monti, presa dal sonno dentro una di quelle fresche e deliziosissime grotte, di cui cotanto ci favellano i poeti. [...]
Purissimo è il disegno di tutta la persona, né il marmo tessé altrove mai agli occhi inganno maggiore: poichè il duro marmo non avresti potuto credere arrendevole a quella tanta flessiblità, che si scorge ne' muscoli, a quel si soave rientrar delle linee, e a quel rialzarsi per tutto il freschissimo corpo, donde traspare il caldo spirito della vita. [...]
Il più dolce, il più tranquillo, il più soave sonno, sonno celeste, le occupa le membra così, che ben t'avvedi non osare turbarlo la sfuggevole irrequieta famiglia de' sogni. Tutta quella modestia, che può rinvenirsi nella giacitura di una così avvenente giovinetta, non d'altro che del Canoviano pudore vestita, tutta gliela infuse la candida immaginazione dell'Artista [...] che ha in sè tanta purità ed innocenza da rintuzzare nonchè mitigare ogni men casto pensiero. [...]
Oh Lasinio ( >>> ), se tu non soccorri in sì difficile cimento col tuo valente bulino la mia debole penna, io già mi accorgo che nulla vedranno, che il vero adegui, i miei mal lusingati lettori, nulla infine di quanto io sento nel cuore proveranno, nulla infine di quanto a me ispira questa soavissima Ninfa ! "
Dopo questa parentesi mitologica, torniamo all'acqua e alla roccia, due elementi primordiali, due elementi fondanti del nostro mondo materiale, due elementi affascinati che, quando entrano in contatto, sanno creare opere di vera magia, ed è quello che cercherò di illustrare in queste mie pagine di waterscape. Vedrete che ci sono luoghi attorno a noi che veramente sono angoli di paradiso, dove non è difficile lasciarsi suggestionare ed immaginare anche lo svolgersi segreto di vite invisibili ...
Bibliografia essenziale per queste pagine:
- FATE da Morgana alle Wings di Massimo Izzi e Lavinia Petti - ed Gremese
- STORIA DELL' ACQUA Mondi materiali e universi simbolici, a cura di Vito Teti - ed.Donzelli
- I GRANDI FIUMI, National Geographic Society
- BESTIE D'ITALIA , autori vari - Ass.Culturale "Nati per scrivere" - Camaiore (Lucca)
- MONTAGNA SPARITA di Lorenzo Sartorio e Arnaldo Scaramuzza - ed. Baroni - San Secondo Parmense - 1987
- OPERE DI SCULTURA E DI PLASTICA DI ANTONIO CANOVA descritte da Isabella Albrizzi Teotochi, Pisa 1823
- PETER PAN di J.M.Barrie - Londra, 1911
- LO STUPORE INFANTILE di Elèmire Zolla
- IL CERCHIO DELLE FATE di Fiori Francesca - Marmaid ediz.
- ROMAGNA INCANTATA e ROMAGNA NOTTURNA di Anna Anoniazzi - soc.ed. Il Ponte Vecchio - Cesena
- ROMAGNA ARCANA e TENEBROSA ROMANA di Eraldo Baldini - soc.ed. Il Ponte Vecchio - Cesena
- LEGGENDE MISTERIOSE DELLA ROMAGNA di Massimo Brizigotti - Mistery Leader ediz.
- ATLANTE DELLE SIRENE di Agnese Grieco - Il Saggiatore
- LE FATE di Laura Rangoni - Xenia ediz.